‘O sapunaro: storia di un antichissimo mestiere napoletano

La figura de ‘o sapunaro, il saponaro, è tra i mestieri più antichi di Napoli, oggi estinto; nato nel Quattrocento quando i monaci olivetani producevano un sapone con il quale compravano semplice mobilio per il proprio convento.

Parte nel Quattrocento questo antico mestiere ad opera dei monaci olivetani che producevano nel proprio convento sito in Via Monteoliveto, nei pressi di Piazza del Gesù, di fronte alla chiesa Sant’Anna dei Lombardi. Il sapone che producevano era di elevata qualità, simile a quello di Marsiglia e con il quale barattavano con falegnami e rigattieri che poi lo rivendevano traendone guadagno. Il prodotto era di eccellente qualità e veniva utilizzato per lavare i panni, per la pulizia del corpo e dei capelli, usanza in vigore fino a trent’anni fa, quando ancora non c’erano le grandi aziende ad invadere il mercato con i loro prodotti. Dopo il loro avvento si è visto come con i loro prodotti sia scomparsa anche la figura del saponaro.

Successivamente nasce questa figura che riveste il ruolo di abile venditore di sapone alle massaie, e spesso preso in giro dagli artigiani che vedevano in questi coloro che, non avendo una abilità specifica li apostrofavano con ‘o peggio sapunariello per indicare qualcuno che non possedeva alcuna competenza.

In realtà erano coloro che successivamente iniziarono a vendere anche altre merci di uso giornaliero con l’uso del baratto e cioè: vendevano sapone alle massaie ed in cambio quest’ultime barattavano con i loro vestiti malandati, scarpe vecchie e soprattutto mappine. Il saponaro quindi assurge alla figura di addetto al riciclo da qui il famoso detto “cca’ ‘e pezze ècca’ ‘o sapone ad intendere un equo baratto. Fino a qualche decennio fa il saponaro girava ancora per le strade e i vicoli di Napoli indossando spesso gli stracci che vendeva e su una spalla aveva un sacco di juta contenente la merce da vendere e avuta in pagamento. Era una delle figure più popolari del folklore partenopeo e diceva:

E cu nu sportello vaco facenno ‘o sapunariello” oppure “Robba ausata, scarpe vecchie, simme lente, stamme ccà! Bona gente, arapite ‘e recchie, sapunare sapunà!

Il saponaro era una maschera che univa la necessità di guadagnarsi il pane quotidiano alla teatralità.

foto: fonte web

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