Inter: Inzaghi-Conte, il confronto


INZAGHI-CONTE ALL’INSEGNA DEL 3-5-2

Simone Inzaghi è stata una scelta di continuità dopo la separazione con Antonio Conte; tuttavia l’Inter è cambiata molto più di quanto ci si aspettava a bocce ferme. I due tecnici adoperano lo stesso modulo di gioco, il 3-5-2 ma l’interpretazione che ne fanno è molto diversa. 

 

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DIFFERENZE TRA I DUE TECNICI

Nelle prime gare della stagione l’Inter di Inzaghi giocava un bel calcio molto propositivo ma si esponeva troppo alle ripartenze subendo un gran numero di goal. Il reparto arretrato difendeva molto alto e con parecchio campo dietro. Difesa, centrocampo e attacco erano spesso molto distanti tra loro permettendo agli avversari di far molto male, vedi per esempio Malinovskyi in Inter-Atalanta. Dopo la sconfitta con la Lazio, Inzaghi ha provato a fare qualche correttivo: i suoi hanno iniziato a difendere meglio perché è stata ridotta la distanza tra i reparti, tuttavia inevitabilmente un po’ di peso offensivo è stato perso. Con Conte la squadra giocava col baricentro molto più basso gradendo essere attaccata per cercare di far male sfruttando le ripartenze. Provvidenziali erano però le caratteristiche, letali in contropiede e/o in campo aperto, di Lukaku e Hakimi che sono stati ceduti. Un’altra differenza è il centrocampo, basti vedere come lo stesso giocatore Nicolò Barella, interpreti il ruolo in maniera molto più offensiva sotto la guida dell’ex Lazio rispetto a quando giocava per l’attuale allenatore del Tottenham. Quest’ultimo ha impiegato tantissimo tempo per inserire al fianco dei due titolarissimi, Brozovic e lo stesso Barella, un altro centrocampista di spiccate caratteristiche tecniche, Eriksen. Mentre Inzaghi predilige da sempre la tecnica sull’interdizione in quel ruolo, vedi Luis Alberto prima e Calhanoglu adesso.

 

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WORK IN PROGRESS

Non sappiamo se questa correzione di Inzaghi potrà portare l’Inter a lottare per lo Scudetto, bisogna sottolineare che Milan e Napoli sembrano tra l’altro più forti dell’anno scorso. Alla fine la questione potrebbe ridursi (forse troppo banalmente) alla contrapposizione risultatisti contro cultori del bel gioco. L’Inter di Conte per vincere quello che ha vinto non giocava malissimo ma certamente non era in molti frangenti una squadra bella da vedere. Una via di mezzo è possibile e probabilmente è quella che abbiamo visto dal dopo Lazio-Inter; anche se ad Appiano Gentile campeggia ancora la scritta “lavori in corso”. 

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