“Drive my car”, trama e recensione

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“Drive my car” – Il regista e attore Yusuke Kafuku (Hidetoshi Nishijima) perde la moglie sceneggiatrice Oto (Reika Kirishima) per via di un’emorragia cerebrale. Quest’ultima era solita raccontargli storie frutto della sua immaginazione nel bel mezzo dei loro amplessi. Quando deve mettere in scena a Hiroshima lo Zio Vanja di Cechov Yusuke comincia a viaggiare in una Saab 900 rossa con la giovane Misaki (Tôko Miura), con la quale si aprirà gradualmente ripercorrendo il suo passato doloroso.

“Drive my car”, recensione

Già vincitore del Prix du scénario all’ultimo Festival di Cannes, “Drive my car” ha conquistato l’Oscar come miglior film internazionale a discapito del nostro “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino (che abbiamo recensito qui), adattando un racconto della raccolta “Uomini senza donne” di Haruki Murakami. Si tratta di un nuovo successo firmato dal regista e sceneggiatore giapponese Ryūsuke Hamaguchi dopo “Il gioco del destino e della fantasia” che conquistò l’Orso d’argento a Berlino. Nel quale ritroviamo un autore che si prodiga particolarmente sulle figure femminili e che qui mette a punto un prologo lungo ben quaranta minuti, dopo i quali soltanto vediamo comparire i titoli di testa.

Il protagonista Kafuku può trovare sollievo e ripartire unicamente condividendo le sue ambasce con qualcun altro, inclusa la morte della sua piccola figlia e i tradimenti della sua Oto. La parola è insomma al centro di tutto, è la risposta alla sofferenza, un primo passo per aprirsi all’altro e dare, ricevere, condividere. Kafuku si lascia guidare metaforicamente e materialmente da Misaki, che conduce la sua auto e che ha gli anni che avrebbe avuto la sua figlia scomparsa. In questo modo lui può finalmente fermarsi a pensare, guardarsi attorno e imparare anche ad ascoltare. Hamaguchi mira a mantenere alta la tensione con un ritmo lento e costante e sta a noi decidere se diventare a nostra volta passeggeri del suo racconto e restare a bordo una volta percorsi i primi metri lenti e privi di guizzi. L’opera di dilatazione estrema del racconto breve di Murakami dà insomma vita ad un lungo e non semplice viaggio.

Tre ore piene di parole che servono ad esorcizzare il male di vivere del protagonista e povere di azione, per un dramma cupo sospeso tra le tavole di un palcoscenico e un’automobile. Una grande cura delle immagini accompagna una passionalità sempre presente eppure non ostentata, in un’opera solida e complessa, con un cast estremamente eterogeneo, in cui tutto è interconnesso e Cechov gioca un ruolo fondamentale.

Distribuito nel nostro paese dalla friulana Tucker Film, “Drive my car” è disponibile in streaming per gli abbonati della piattaforma NOW e su Sky Cinema.

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