Una sirena a Parigi, trama e recensione

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Una sirena a Parigi – Il Flower Burger è un cabaret-café galleggiante di Parigi al quale si accede soltanto attraverso una parola d’ordine, fondato negli anni ’40 dalla mamma di Gaspard Snow (Nicolas Duvauchelle). Quest’ultimo è un cantante che ancora si esibisce in questo locale ormai fuori dal nostro tempo, così incapace di sognare ed emozionarsi. È anche per questa ragione che il Flower Burger sta per fallire. Ma Gaspard tornerà ad essere un “sorprenditore”, appellativo col quale venivano chiamati i membri attivi del cabaret che tra l’altro fabbricavano giochi, dopo aver trovato la sirena Lula (Marilyn Lima) ferita in un canale della Senna. La porterà a casa, si prenderà cura di lei adagiandola nella sua vasca da bagno e scoprirà di essere l’unico uomo immune al suo canto, capace di uccidere in breve tempo. Proprio come accade al povero Victor (Alexis Michalik), con la compagna Milena (Romane Bohringer) che cercherà in ogni modo di rendere innocua la sirena per vendicare il suo amato.

Una sirena a Parigi

Una sirena a Parigi, recensione

Il regista e musicista Mathias Malzieu, autore del romanzo dal quale è tratto il lungometraggio, prova a incantare lo spettatore visivamente e musicalmente e in buona parte ci riesce. L’amore per il vintage di Gaspard è probabilmente anche il suo; il protagonista vive in una casa piena di gingilli d’epoca e utilizza ancora le videocassette attraverso un televisorino in bianco e nero. Con questo effetto nostalgia l’intento è quello di rispolverare la magia di Parigi e gli animi di chi non riesce più a cogliere la bellezza della vita e lo stupore che essa sa generare. In questo senso noi tutti siamo Gaspard, il quale faceva parte di una società segreta che viveva per l’incanto e per la passione eppure non teme che la sirena lo ucciderà perché ritiene che nel suo caso l’amore sia un capitolo chiuso definitivamente. Come prevedibile dovrà invece affrontare dei malesseri fisici, perché “essere innamorati è come la gioia e punge fortissimo”.

Una sirena a Parigi

L’idea di partenza è venuta a Malzieu dopo l’alluvione parigina del 2016, che fece straripare la Senna e riversò diversi pesci nelle strade. Film godibile, non esente perdite di ritmo e lungaggini, che ci regala un viaggio nel tempo, diverse inquadrature degne di nota e che ci fa quasi dimenticare come l’ambientazione sia quella dei nostri tempi. La struttura narrativa è scarna e talvolta frettolosa ma restano apprezzabili l’atmosfera e l’ingenuità con le quali la magia della sirena Lula rompe una realtà incolore.

“Una sirena a Parigi” è nelle sale italiane a partire dal 20 agosto 2020.

Magazine Pragma

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