“Vivi – La filosofia del sorriso”, trama e recensione

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“Vivi – La filosofia del sorriso” – Un flusso di coscienze e parole pieno e denso come una giornata trascorsa in un villaggio turistico. Si potrebbe riassumere così il docufilm diretto da Pasquale Falcone, che ci illustra attraverso le parole di chi negli ultimi decenni è stato in prima linea l’unicità, i meccanismi e le ragioni d’essere di una filosofia del sorriso che riscuote successo ancora oggi.

“Vivi – La filosofia del sorriso”, 50 anni di vacanze italiane

Tutto nasce in Francia negli anni ’50 col Club Méditerranée, attraverso un’idea di turismo e di vacanza rivoluzionaria riveduta e corretta vent’anni dopo dal gruppo italiano Valtur. Salutare chiunque si incroci, chiamarlo per nome, farlo sentire speciale e immerso in un’esperienza unica, sempre col sorriso sulle labbra per assolvere alla propria missione di portatore sano di felicità. E per creare un mondo totalmente a sé, con i televisori banditi e pochissime notizie e scoperte che arrivavano da oltre la sbarra d’ingresso.

Un mondo che ci ha regalato grandissimi professionisti dello spettacolo, di cui Falcone ha raccolto i ricordi e le emozioni. A cominciare da Fiorello, che passa nel 1983 dal far danni nella cucina del bar all’animazione pur andando a guadagnare molto meno, riempiendo le discoteche in veste di dj. Cinque anni dopo verrà notato da Claudio Cecchetto e continuerà a fare su altri palchi ciò che faceva nei villaggi. Lo showman di Augusta sostiene qui che la sua esperienza di animatore non si può spiegare, è un qualcosa che andava vissuto. Magari come ha fatto lui, scoperto dal guru della Valtur Enzo Olivieri, smanioso di tirare giù il lenzuolo del teatro delle ombre per mostrarsi al pubblico e rappare in siciliano.

Un percorso vissuto anche da Dario Bandiera, intrattenitore fin dalla più tenera età che si ritrovò in un villaggio alla pari, lavorando praticamente soltanto in cambio di vitto e alloggio. E da Angelo Pintus, che riuscì ad infiltrarsi nella struttura nella quale Peppe Quintale era capo villaggio e lo convinse implorandolo ad assumerlo nell’équipe. Il comico racconta di come poi, dopo la gavetta che per lui significa pazienza e sofferenza a lungo termine, arriverà al Maurizio Costanzo Show dove chiudeva la puntata con una battuta magari a suggello di un’intervista tutt’altro che allegra.

Di fatto la formula dei villaggi ha sempre offerto spunti alla televisione e di recente è approdata in parte perfino al Festival della canzone italiana di Sanremo con la coppia Amadeus-Fiorello. Questo nonostante, come ricorda brillantemente il secondo, etichettare una forma di spettacolo con l’espressione “roba da villaggio” conservi un’intenzione denigratoria.

La missione dei villaggi era (ed è) offrire all’ospite tutto quello che nella vita di tutti i giorni era per lui irraggiungibile. Se negli anni ’70 ciò corrispondeva al potersi permettere di giocare a tennis, di affidare tutta la giornata e tutti i giorni i propri figli ad una babysitter e mangiare ad un ricco buffet oggi molto è cambiato. È più facile fare sport, vedere spettacoli e occorre inventarsi qualcosa di nuovo per il cliente che si aspetta certamente di più. Questo si è concretizzato in meno improvvisazione ed équipe di animazione ristrette, ma con più professionisti al loro interno che offrono meno eventi di un livello qualitativo superiore. Falcone chiude il suo lavoro con questa evoluzione, dopo averci fatto comprendere efficacemente perché in un’epoca che non tornerà più c’era chi partiva in vacanza e finiva per restare al villaggio come animatore, chi lì cercava rifugio dai rapporti conflittuali in famiglia e chi tornava in città piangendo.

“Vivi – La filosofia del sorriso” sbarcherà nelle sale italiane in una tre giorni evento dal 15 al 17 novembre 2021.

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