Ménage à trois al Teatro Elicantropo di Napoli

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NAPOLI – Stasera al Teatro Elicantropo ‘Ménage à trois’ di Daniele La Torre e Pilar Peñalosa López. La compagnia italo-spagnola Enanas de lanas e il suo teatro di figura arriva a Napoli, con un inedito e originale allestimento di manipolazione a vista .

Comunicato stampa

“Per la prima volta a Napoli, negli spazi del Teatro Elicantropo, la Compagnia Enanas de lanas Teatro porterà il suo teatro di figura, venerdì 22 marzo 2019 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 24) con lo spettacolo Ménage à trois di Daniele La Torre, Pilar Peñalosa López, presentato da Zeb Studio A.P.S., che vedrà impegnati in scena gli animatori Paola Maria Cacace, Ilaria Cecere e Pilar Peñalosa López.
La compagnia italo-spagnola, nata nel 2017 dall’incontro di Daniele La Torre e Pilar Peñalosa López, fonde le sue idee drammaturgiche e scenografiche alle tecniche della commedia dell’arte e la valorizzazione dei suoi caratteri, con la tecnica della manipolazione a vista, propria del teatro di figura.
Enanas, che in spagnolo significa “nane”, è la parte attoriale della compagnia, formata da sole donne di piccola statura. De lanas si riferisce ai pupazzi, costruiti totalmente in lana, grazie a un’antica tecnica di feltro umido utilizzata da Pilar Peñalosa López e applicata ai personaggi, che crea, così, materia viva, unitamente al linguaggio drammaturgico.
Al personaggio inerte, ancora oggetto di lana, trasferisce l’esperienza del processo creativo, scegliendo di non dargli un linguaggio stabilito, se non in grammelot, “educandolo” a vivere il dramma. A metà fra l’attore e l’animatore, sorretto dalla pantomima e dalla musica, unico e costante paradigma dello spettacolo, il personaggio si adatta alle esigenze attoriali, personali e alle peculiarità degli animatori.
Ménage à trois e un’espressione francese che indica una relazione, non necessariamente di natura sessuale, ma in ogni caso di tipo sentimentale, fra tre persone.
Ménage à trois è il titolo di quest’allestimento che affronta, non a caso, l’incontro di tre archetipi: l’amore, la vecchiaia e la morte. E’ un incontro fatto di solitudini, che vivono in spazi oramai divenuti “isole”, fra il limbo della Morte e l’interno familiare di Bruno e Adelita.
I due amanti, tipica coppia di vecchi oramai saturi, hanno imparato che il tempo è trascorso cosi veloce da rendere loro stessi e il loro sentimento irriconoscibili, proprio quando non c’e piu un barlume di speranza.
Ménage à trois è una riflessione sul senso della Morte e sulla ricchezza delle relazioni umane. La Morte, archetipo di paure, si mostra nella sua mutevole natura e scopre il fianco a possibili interpretazioni sul senso delle sue forme.
“Il nostro percorso – spiega il regista – è qualcosa che passa dall’attorialità al processo di animazione. E in questo processo c’è tutto il tentativo di azzeramento dell’ego attoriale, un processo di morte di se, una sottrazione che diventa addizione nell’atto di animare prima, manipolare poi, in scena, attore e pupazzo”.

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