Calendario delle Festività Romane: 1 Aprile – Veneralia

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Calendario delle Festività Romane  – Il mese di Aprile è dedicato alla dea Venere e a molte divinità femminili, come discusso precedentemente (leggi qui). Il primo giorno del mese si festeggiavano i Veneralia in onore di Venere.

Leggendo i passi di Lucrezio e Virgilio possiamo ben comprendere che Aprile è il mese dell’amore, in cui tutto si dischiude e si apre alla terra che si sveglia.

[divider]Leggi le altre festività romane del mese di Aprile[/divider]

Calendario Romano: Aprile, Aprilis: Venere e la fondazione di Roma Calendario delle Festività Romane: 1 Aprile – Veneralia

L’origine dei Veneralia

Poco sappiamo sulle reali origini di questa festività, due tesi però vengono prese maggiormente in considerazione. Secondo la prima, raccontata da Valerio Massimo, tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C., fu scelta la moglie di Quinto Fulvio Flacco (console del III secolo) e figlia di Gaio Sulpicio Patercolo (console romano), Sulpicia, per presiedere i riti dedicati alla statua di Venere Venticordia.

Una seconda ipotesi sulle origini della festa si collegano ad un periodo più tardo. Plutarco racconta che nel 114 a.C. fu edificato un tempio per scontare la colpa di tre vestali (sacerdotesse vergini consacrate alla dea Vesta) che avevano perso la verginità.

Calendario delle Festività Romane  – 1 Aprile: Veneralia, le nozze

Secondo quanto è stato tramandato da Ovidio nei Fasti, Venere viene celebrata insieme alla dea Fortuna Virile. Quest’ultima doveva essere una divinità molto arcaica, anche se la tradizione fa risalire il culto a Servio Tullio perché costruì nella capitale ben 26 templi a lei dedicati. Si racconta che il re fosse follemente innamorato della dea, tanto che questa andava a trovarlo ogni notte entrando dalla finestra. La dea Fortuna Virile aveva il suo corrispettivo greco in Tyche.

Il poeta romano, racconta i riti che venivano eseguiti durante i Veneralia. A raccolta venivano chiamate tutte le donne, anziane, fanciulle, matrone e anche chi non indossava la veste lunga (Ovidio fa riferimento alle cortigiane a cui non era consentito vestire con le tuniche delle donne libere).

Giovanni Lido, vissuto in epoca giustiniana, divide nettamente il rito tra le donne aristocratiche che rendono gli onori alla dea per la pudicizia di vita; mentre le donne del popolo, cinte da corone di mirto, si lavano nei bagni degli uomini.

La statua di Venere veniva svestita dalle collane d’oro e lavata e ornata con fiori e boccioli, soprattutto veniva ornata con rose in boccio. Questo ha un significato ben specifico, infatti il lavaggio della statua impersona il momento in cui la sposa veniva preparata per la prima notte di nozze, il bocciolo di rosa il momento in cui la vergine sbocciava a donna dopo il rapporto amoroso con il marito. Per far rivivere il momento delle nozze della dea con il dio Vulcano, veniva ripetuto il rito assegnando ad una fanciulla il ruolo di Venere.

Un primo rito subito dopo il lavaggio della statua vede la rievocazione dell’episodio in cui la dea fu sorpresa nuda sulla spiaggia dai satiri mentre asciugava al sole i capelli e coprì le nudità dietro un mirto. Questa volte un numero non specificato di fanciulle rievoca l’accaduto lavandosi sotto un verde mirto.

In un secondo rito, le fanciulle offrono l’incenso alla Fortuna Virile, Ovidio scrive: “Nel luogo bagnato da acqua calda […] e vede ogni difetto dei corpi nudi; Fortuna Virile vi assicura di coprirli e di nasconderli agli uomini”.

Le due dee quindi appaiono insieme, una fa nascere l’amore mentre l’altra fa si che il sentimento creato da Venere renda ciechi gli uomini di fronte ai difetti fisici.

Veneralia – Venere Venticordia

La Venere che veniva idolatrata in questa giornata era la Venere Venticordia: “colei che fa girare i cuori” o come scrisse Ovidio “Voltatrice di cuori”.

Venere Venticordia, con il favoreggiamento di Fortuna Virilis tiene l’attenzione dei due congiunti sul motivo per cui stanno insieme evitando così di cercar nuove avventure.

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