Human Farm 2020 quando la morte diventa reality

Dal 12 al 17 aprile, al Piccolo Bellini di Napoli, andrà in scena lo spettacolo ” Human Farm 2020 ” diretto da Rosa Masciopinto

Human Farm 2020’ è lo spettacolo presentato da Murìcena Teatro e Fondazione Teatro di Napoli, con il sostegno dell’Associazione Teatro Colosimo in scena dal 12 al 17 aprile al Piccolo Bellini di Napoli, su testo di Massimo Maraviglia, diretto da Rosa Masciopinto, con Marianita Carfora, Antimo Casertano e Raffaele Parisi.

Murìcena Teatro è la prima compagnia professionista ad essersi formata all’Accademia di Teatro del Bellini che ritorna nel luogo dove è nata per questa performance che permette ai tre protagonisti di esaltare le doti sceniche grazie a dialoghi incalzanti, non privi di ironica amarezza sulla constatazione del decadimento umano della società.

Massimo Maraviglia coniugando l’idea ispiratrice dei due romanzi di George Orwell ‘1984’ e ‘La fattoria degli animali’ rielabora il tutto attraverso quello che già si è insinuato nella trama della nostra società come un tumore cioè il reality show,  l’odierna realtà televisiva forzatamente falsata da un gioco cui si sottopongono consapevolmente le cavie per un fine del tutto inutile. Maraviglia sublima il reality portandolo al limite della decenza morale, mezzo e fine di morte di coloro già destinati a tale passo ma che possono sfruttare gli ultimi mesi per dare spettacolo della loro agonia. Un concetto che buca lo stomaco, pone inevitabilmente domande suscitando barlumi di coscienza, di qualche essere umano ancora non troppo assopito dal vortice della pappa, senza nutrimento culturale,  ingurgitata attraverso spettacoli decadenti inculcati dai media.

Arriveremo fino a questo punto? Maraviglia suggerisce che lo show continua nonostante tutto, anche se qualcuno prova a fermarlo, perdendo inesorabilmente la battaglia contro quella falsa trasparenza democratica nella quale tutti sanno tutto di tutti, essendone così morbosamente attratti da non riuscire più a trovare discorsi propri ma unicamente suggeriti da quello da cui  quotidianamente si nutrono, ovvero dalla televisione e dai suoi frutti.

 

Rosa Masciopinto regista dello spettacolo commenta in proposito:
L’analisi del testo di Massimo Maraviglia, raffinato creatore di continui “dissesti cognitivi” nei dialoghi, nei giochi e nelle relazioni, ha permesso a me e agli attori la messa a fuoco di uno stile fatto di stili, godendo del gran gusto che sa regalare l’artificio teatrale. La collaborazione con VisionArea Studio, team di giovani videomaker che si sono generosamente lasciati coinvolgere in questo progetto, ci ha permesso la ricerca di un’immagine ispirata dalle intuizioni di George Orwell, ma cercando di evitare l’abuso che tanto cinema e letteratura ne hanno fatto: un’immagine nuova, creata a partire dal concetto che il Grande Fratello siamo noi’.

Marianita Canfora convince nel suo percorrere l’invisibile linea di confine tra depressione ed il desiderio di morte fino al suo parossismo, un lavoro sulla psicologia del personaggio Teresa combattuta tra la mancanza di coraggio di porre termine alla sua malattia in modo autonomo e la ricerca di una morte senza dolore.

Antimo Casertano nelle vesti di Gennaro, il disabile malato di utopia, quello che cerca di riportare ad uno stato umano lo svolgimento della loro vita, in un tempo falso come falsa è la loro situazione. Casertano sottolinea con la tessitura della propria voce gli stati d’animo e le esortazioni di ritorno alla realtà verso i coprotagonisti, evidenziando l’ottima preparazione ed interpretazione.

Raffaele Parisi interpreta Elpidio, dalla personalità traballante a causa della neoplasia cerebrale, diverte e sorprende attraverso la velocità con la quale passa da un personaggio all’altro con doti acrobatiche, carpendo subito la benevolenza del pubblico.

Uno spettacolo senza cadute di ritmo e dai dialoghi incalzanti, che induce alla riflessione, soprattutto per i giovani che sono oggi i più indifesi verso l’insaziabile voracità dei media.

 

Foto di Pasquale Fabrizio Amodeo
Foto di Pasquale Fabrizio Amodeo
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