“La combattente” di Stefania Nardini (edizioni e/o) – Recensione

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“La combattente” di Stefania Nardini (edizioni e/o) è una delle novità editoriali di questa stagione. E’ una storia di condivisione di vita, di sentimenti, di ideali, ma anche di non condivisione. Un segreto improvvisamente “straripa” e fa irruzione nella vita della protagonista.

“La combattente” di Stefania Nardini (e/o edizioni)

Angelita, scrittrice, ex giornalista, è rimasta da sola nella grande casa di famiglia. Fabrizio, suo compagno di vita da trent’anni, se ne è andato via divorato da un cancro.  L’impatto con la nuova realtà è violento, privo di certezze. Mentre Angelita prova ad affrontare il lutto accade qualcosa di inaspettato. Fabrizio aveva un segreto. Angelita lo scopre per caso. Imbattendosi nel dolore inconfessato che aveva attanagliato Fabrizio per tutta la vita, Angelita decide di mettersi alla ricerca della verità.

la combattente

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Recensione

Una scrittura secca, asciutta. Frasi brevi e in alcuni casi monosillabi, un espediente che rende al meglio il senso di alienazione che fin dalle prime pagine si presenta come il vero protagonista del romanzo. L’alienazione degli assistiti del Santa Maria della Pietà a Roma, quelli con “le teste rasate, le bocche senza denti e le mani bruciate dalla nicotina”, ma anche l’alienazione di Angelita che scaturisce a seguito della morte del suo compagno di vita.

“Non c’era stato addio. E neanche una carezza. Non lo toccai. Il gelo del suo volto non mi apparteneva. Era un cadavere. Solo un cadavere.”

E’ un libro di stati d’animo, di malesseri, di interrogativi, di nostalgie, di ricordi. Ho amato molto “i regali di Fabrizio”, le pagine più dolci dell’intero romanzo.

“Lo sguardo mi andò su una piccola conchiglia. Era da sempre su uno scaffale della libreria. La guardai ripensando al giorno in cui Fabrizio me la regalò.”

Per campanilismo ho amato anche le pagine in cui la Nardini descrive Napoli:

“Il nostro bar a Posillipo per il caffè e il babà, la vecchia libreria del nostro amico Tullio, in piazza Dante, dove, mentre giocava a scopa, ci raccontava della volta che riuscì a pubblicare per la prima volta in Italia Don Delillo, e ancora Bret Easton Ellis, Raymond Carver e Naghib Mahfuz.

Spaccanapoli, la pizza e Porta Capuana servita su un vecchio tavolo di marmo.”

E’ un libro che insegna. In poco più di 150 pagine ho trovato diversi riferimenti a fatti e personaggi da approfondire come la storia della piccola Angelita di Anzio che, confesso, non conoscevo affatto.

E’ un libro che aiuta, perché è quando cadono tutte le certezze che occorre vestirsi di coraggio e, “combattendo” contro frustrazioni e disillusioni, provare a rinascere per affacciarsi ad una nuova vita.

“L’ottimismo della gioventù lo rimpiango molto più della pelle senza rughe. Perché è così intriso di incoscienza e voglia di futuro da non lasciare spazio a ipotesi di sfiga”.

E’ un libro da sottolineare e dunque è un libro assolutamente da consigliare. Buona lettura!

 

stefania nardiniL’autrice

Stefania Nardini, giornalista e scrittrice romana, vive tra Marsiglia e Roma. È autrice di Roma nascosta (Newton Compton, 1984); del romanzo Matrioska, storia di una cameriera clandestina che insegnava letteratura (Pironti, 2001), pubblicato anche in Ucraina nel 2007; del noir Gli scheletri di via Duomo (Pironti, 2008), ambientato a Napoli negli anni Settanta. Per E/O ha pubblicato nel 2013 Alcazar, ultimo spettacolo, nella collezione Sabot/Age, e nel 2015 la nuova edizione di Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese, edita nel 2010 da Perdisa Pop e riproposta in Francia dalle Éditions des Fédérés nel 2020.

 

 

 

 

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