“Niente è impossibile. Berrettini e Sinner: la nuova Età dell’Oro del tennis italiano” di Adriano Panatta e Daniele Azzolini – Recensione

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“Niente è impossibile. Berrettini e Sinner: la nuova Età dell’Oro del tennis italiano”, pubblicato dalla casa editrice Sperling & Kupfer, è disponibile nelle librerie e negli store digitali dal 18 ottobre 2022. Il libro scritto da Adriano Panatta in collaborazione con Daniele Azzolini, come si evince dal titolo, analizza nello specifico tutti i tasselli e i dettagli che hanno portato alla crescita e all’affermazione del movimento maschile italiano nel nuovo panorama tennistico mondiale. Gli autori hanno deciso di soffermarsi su due elementi simbolo del tennis tricolore: Matteo Berrettini e Jannik Sinner.
Adriano Panatta è considerato dalla maggior parte degli appassionati e degli addetti ai lavori il miglior giocatore italiano dell’Era Open. L’ex campione azzurro ha conquistato dieci titoli nel circuito maggiore, tra cui il Roland Garros e il torneo di Roma, raggiunto la quarta posizione del ranking e vinto l’unica Coppa Davis della storia italiana nel 1976. Daniele Azzolini è giornalista dal 1974, professionista dal 1979, e ha lavorato nel mondo del tennis come inviato a 111 tornei del Grande Slam, a 36 edizioni degli Internazionali BNL d’Italia e a 16 finali di Coppa Davis.

“Niente è impossibile. Berrettini e Sinner: la nuova Età dell’Oro del tennis italiano”

“Niente è impossibile. Berrettini e Sinner: la nuova Età dell’Oro del tennis italiano” – Jannik Sinner e Matteo Berrettini sono i due tennisti italiani che hanno raggiunto i migliori risultati nel Tour ATP. Occupano attualmente la 15esima e la 16esima posizione del ranking mondiale, entrambi sono stati in top 10 (il primo ha raggiunto la nona posizione nel 2021; il secondo la sesta nel 2022) . L’altoatesino ha sollevato al cielo sei titoli ATP, disputato la finale al Masters 1000 di Miami e si è spinto ai quarti di finale in tutte e quattro le prove del Grande Slam.
Il romano ha aggiunto al sue palmares sette titoli, ottenendo due successi consecutivi al Queen’s, raggiunto i quarti di finale al Roland Garros nel 2021, le semifinali agli US Open e agli Australian Open rispettivamente nel 2019 e nel 2022, e giocato una storica finale a Wimbledon contro Novak Djokovic. Nessun italiano era mai arrivato a contendersi il titolo dei Championships sui prati dell’All England Club.

Trama e curiosità

11/07/2021 – Nessun italiano dimenticherà mai questa data. Il lungo corridoio del Centre Court più famoso del mondo è pronto ad accogliere i due finalisti della 134ª edizione dei Championships. In un angolo è possibile notare un tranquillo e rilassato Novak Djokovic; il serbo ha già calcato i prati dell’All England Club nell’ultima domenica di competizione sei volte prima di scendere in campo. Nell’altro, invece, figura un emozionato e teso Matteo Berrettini. Il primo azzurro a raggiungere la finale di Wimbledon nella storia del tennis tricolore.
L’incontro terminerà in quattro set e vedrà vincere ancora la leggenda serba, ma poco importa: Berrettini ha coronato un sogno e conquistato il cuore di milioni di appassionati. La storia del romano dal nonno toscano e dalla nonna brasiliana inizia presso il Circolo Magistrati della Corte dei Conti. È lì che Matteo ha tirato i primi colpi con una racchetta ed è lì che stava per lasciare il tennis ancora prima di affrontare le elementari.
“Basta, non gioco più” , disse a mamma Claudia un giorno. Indeciso tra calcio, judo e nuoto, l’azzurro ascolta suo fratello minore Jacopo. È stato lui a convincere Matteo e riallineare i pianeti. “Da piccolo non gli piaceva, lo annoiava. Per un periodo ha lasciato e per tre anni preferì loi judo. Fu il fratello Jacopo a convincerlo a ricominciare, facendo scoccare la scintilla” , ha raccontato Claudia Bigo a La Repubblica. Il piccolo Matteo si è sempre distinto per la curiosità con cui approfondiva ogni argomento, l’umiltà e la voglia di imparare sempre qualcosa di nuovo.
Non aveva paura di esprimere i suoi pensieri e di mostrare la propria personalità. Tratti fondamentali di un carattere che gli ha permesso di entrare nell’èlite del tennis mondiale e giocarsela alla pari contro i migliori giocatori del circuito. L’altra figura centrale del “progetto” Berrettini porta il nome e il cognome di Vincenzo Santopadre: ex numero 100 del mondo e storico allenatore del gigante di Roma. Il primo incontro tra i due si è manifestato al Circolo Canottieri Aniene nel 2010. Berrettini superò a pieni voti il provino e colpì Santopadre dal punto di vista umano. “Durante l’allenamento ho osservato Matteo con curiosità. Notai che era educato e rispettoso, si poteva scherzare con lui” .
fondamenta che hanno forgiato un tennista pronto a crescere e studiare. “Ho subito notato la sua curiosità. Voleva conoscere, approfondire, comprendere il perché delle cose. Matteo immagazzina, memorizza e poi fa fruttare” . Ad attirare l’attenzione dei media in quegli anni non era Berrettini, ma giocatori che avrebbero poi deluso le aspettative. Matteo ha saputo aspettare il suo momento e si è preso la sua personale rivincita a suon di vittorie, record e successi. Il primo titolo sollevato al cielo sulla terra di Gstaad nel 2018 non ha fatto altro che confermare la tesi secondo cui il talento va allenato e coltivato con cura.
Mentre Berrettini vinceva il suo primo torneo nel Tour ATP, un giovanissimo Jannik Sinner muoveva i primi passi nel circuito Challenger. Un ragazzo tanto silenzioso e pacato quanto determinato e ambizioso. L’altoatesino non ha mai avuto paura di prendere scelte importanti e il suo percorso cambia radicalmente orientamento proprio grazie a quel coraggio che contraddistingue le personalità di spicco. Aveva tredici anni quando ha lasciato lo sci da campione italiano junior; quattordici quando ha deciso di allontanarsi dalla sua famiglia per diventare un “vero” tennista e unirsi all’accademia di Riccardo Piatti a Bordighera.
Sinner nasce a San Candido il 16 agosto 2001 e trascorre l’infanzia nella cittadina della Val Fiscalina con il fratello Mark e nel Rifugio dei due genitori ristoratori. Impara l’arte del lavoro alla velocità della luce: nella vita conosce solo una strada e la percorre senza paura ed esitazioni fino a quando non realizza gli obiettivi. Il lavoro gli ha consentito di bruciare le tappe e lasciare tutti a bocca aperta. Il passaggio dal circuito “minore” a quello “maggiore” è stato breve, anzi brevissimo.
Nel 2019, a 17 anni, inizia la stagione al Futures di Monastir da numero 549 del ranking e la chiude alla 96esima posizione aggiudicandosi le Next Gen ATP Finals e il Challenger di Ortisei. Nel mezzo trova la prima vittoria a livello Masters 1000 contro Steve Johnson agli Internazionali BNL d’Italia e la prima grande semifinale ad Anversa.
“Di lui sorprendeva proprio questo. La sua capacità di crescere. Era sempre concentrato, una mente glaciale, e una capacità di apprendere fuori dal comune. Sicuramente per lui non è stato facile spostarsi, a 14 anni, da un paesino piccolissimo in una nuova realtà dove si parla una lingua diversa. I primi tempi sono stati difficili, ma l’hanno reso più forte” , ha spiegato uno dei suoi primi allenatori (Andrea Spizzica, ndr) a Open.
L’anno successivo, Sinner ha conquistato i quarti di finale al Roland Garros e il primo titolo ATP a Sofia. Quella del 2021 è la stagione della definitiva consacrazione: vincerà quattro tornei, agguanterà la top 10 e, sfruttando il ritiro di Berrettini alle Finals, parteciperà per la prima volta al Torneo dei Maestri. Quest’anno, Jannik ha preso l’ennesima importante decisione della sua vita e ha interrotto la storica collaborazione con Piatti per affidarsi a Simone Vagnozzi e Darren Cahill.
In un’intervista sul Venerdì, ha rivelato: “Ci ho pensato un po’ , ho deciso. Sono fatto così, non ho paura, mi butto, anche se non è stata una cosa semplice separarsi da un ambiente che avevo frequentato tanto a lungo, e grazie al quale sono cresciuto. Al momento dell’addio mi sono commosso” . Berrettini e Sinner sono il fiore all’occhiello di un movimento in continua crescita.
Dalle semifinali di Marco Cecchinato al Roland Garros 2018 al titolo vinto da Fabio Fognini al Masters 1000 di Monte Carlo nel 2019, sono numerosi gli italiani che stanno costruendo, come specifica la copertina del libro, la nuova età dell’oro del tennis italiano. Basti pensare che l’Italia presenta 19 giocatori in top 200: 5 figurano tra i primi 100 e 14 tra la centesima e la duecentesima posizione.

Recensione

Tra il 1959 e il 1979, il tennis italiano ha vissuto una fantastica epoca. Un’epoca che ha fatto la storia e non ha mai smesso di emozionarci. Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta hanno conquistato tre Slam al Roland Garros – due il primo e uno il secondo . Nel 1976, l’anno in cui Panatta ha decisamente rubato la scena vincendo a Roma e a Parigi, la squadra italiana ha aggiunto in bacheca quella che risulta essere ancora la prima e ultima Coppa Davis.
Per tutta questa serie di motivi, risulta interessante e allettante conoscere quello che è il reale pensiero di Panatta nei confronti della nuova generazione di tennisti italiani. L’ex campione azzurro parte da una profonda analisi e descrive le differenze tra il tennis old style – caratterizzato da colpi di classe e tecnica pura – e quello moderno – che tende spesso ad avvantaggiare gli atleti dotati di fisicità e potenza. Panatta e Azzolini si sono focalizzati sui percorsi che hanno portato Matteo Berrettini e Jannik Sinner ad affermarsi nel mondo dei “grandi” .
Per entrambi i protagonisti hanno scovato storie e curiosità che, nella maggior parte dei casi, riescono a catturare l’attenzione del lettore. Scoprire le origini e la storia dei due protagonisti del tennis italiano fornisce agli appassionati una visione più approfondita delle qualità e delle peculiarità che un atleta ha bisogno di affinare per puntare in alto. Gli autori si sono serviti delle dichiarazioni delle persone che hanno fatto parte di questo continuo percorso di crescita e ricerca.
Da menzionare i divertenti e significativi aneddoti raccontati da Panatta ricordando alcune fasi della sua strepitosa carriera. Nella parte finale del libro, Panatta ha assegnato un voto a tutti i colpi fondamentali che caratterizzano i nostri beniamini costruendo una sorta di classifica personale. Nella votazione rientrano, oltre a Berrettini e Sinner, anche Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego.
Avvincenti e intriganti le statistiche riportate con ordine e precisione nelle ultime pagine. Statistiche che spaziano dalle vittorie siglate dai tennisti italiani contro top 10, dai risultati ottenuti nei tornei del Grande Slam e nei Masters 1000, ai best ranking e ai record più memorabili.

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