Rosario Pellecchia. Le balene mangiano da sole, inno all’amicizia e alla vita (Recensione)

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“Le balene mangiano da sole” di Rosario Pellecchia è un un inno all’amicizia e alla vita. Un libro che con il sorriso lascia il segno del cuore. Recensione.

Le balene mangiano da sole, edito da Feltinelli, è il secondo romanzo di Rosario Pellecchia, storica voce di Radio 105, che segue Solo per vederti felice (Mondadori, 2019) e dal 4 marzo lo trovate in libreria e online (clicca qui per comprarlo su Amazon, in versione digitale o cartacea).

Le balene mangiano da sole è la storia di un rider napoletano, Genny, che si incrocia con la storia di Luca, un ragazzino spigliato, dagli occhi belli ma malinconici. Un incontro fortuito, a seguito di una consegna, ma che poi si tramuta in una vera e propria amicizia, bizzarra per certi aspetti, ma piena di dolcezza, che porterà entrambi a rivedere il passato per vivere al meglio, si spera, il futuro.

E’ un vero inno all’amicizia ed entrando nel mondo dei rider, anche all’integrazione sociale. Milano da qualche anno è piena di rider, ma come ben sappiamo, sono in gran parte stranieri in cerca di fortuna in Italia e che inesorabilmente incrociano le proprie vite, pur venendo dalle parti più disparate del pianeta. Genny, ad esempio, vive condividendo la casa con Kalidou, un senegalese “serio” che è anche il suo migliore amico, e a loro volta fanno parte di una comitiva tutta particolare, ma piena di colore ed emozioni. Non nascondo che mi sono emozionato in un paio d’occasioni, non mi succede spesso, ma le storie di amicizia, quelle vere, come sembra trapelare dal libro, lasciano un segno nel cuore e aprono la mente a esperienze che sembrano, e forse lo sono, spensierate ma che nascondono valori sani e con cui dovremmo sempre convivere. Ma la vita non è sempre facile, anzi. Ed è qui che il passato dei protagonisti entra in campo, per Genny il passato è un’ossessione (vorrei vedere per chi non lo sarebbe), ma l’amicizia, appunto, è quel chiavistello che porta a scardinare lo scrigno della chiusura e lo fa avanzare verso nuovi lidi. Luca, invece, milanese di nascita, ma scugnizzo dentro affronta la vita con il piglio del dodicenne qual è, con curiosità, spavalderia e allo stesso la paura di rimanere deluso.

Il linguaggio utilizzato è veloce, snello, senza troppi fronzoli. Anche quando Rosario Pellecchia si sofferma a descrivere momenti di vita, i caratteri dei personaggi sono espressi in poche linee, ma arrivano rapidi, gli ambienti sono ben delineati, le immagini ti arrivano forti, come se ci fosse una macchina di regia ben collaudata. Il linguaggio è spensierato, moderno, ma è carico di emozioni.

Inoltre, arriva uno spaccato milanese realistico. I rider e l’abitudine ormai consolidata del delivery. Fossi un big dell’industria del delivery, sfrutterei il libro per farne subito un film. Oggi, in tutta Italia, la pandemia ha sdoganato definitivamente parole e abitudini come il delivery, app e prenotazioni online, ma sino allo scorso anno Milano e Roma dominavano lo scenario e solo poche altre città si avvicinavano a questo nuovo mondo (ad esclusione della pizza a domicilio, che esiste da sempre!). Ogni capitolo è dedicato ad una pietanza da consegnare, è una trovata intelligente per togliersi il peso di capitolare, ma allo stesso tempo per descrivere pietanze che forse a Milano sono normali da ordinare, ma che in un paese di provincia è ancora dura: provate a chiedere un bagel o un pokè e vedrete cosa vi risponderanno. Sulla pizza Bismarck, preferisco glissare, ma come del resto fa Genny e sono sicuro lo stesso Rosario Pellecchia, che da buon napoletano osanna in più parti (unico spoiler) la pizzeria di Michele alla Sanità.

Consiglio vivamente di leggerlo, è trasversale, adatto a tutte le età. E’ una lettura, leggera, ma ha la forza di farvi fare pace con il mondo.

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