Trump è squalificato, ma rimane favorito 

Trump dichiarato incandidabile

La decisione della corte suprema del Colorado, che ha dichiarato Donald Trump incandidabile alle primarie repubblicane nello stato, a causa del ruolo svolto nell’assalto al congresso del 6 gennaio 2021, sta facendo discutere l’opinione pubblica americana, ma riguarda da vicino la situazione di tutto il pianeta, funestata dalle guerre in Medioriente e in Ucraina.

La palla adesso è nelle mani della Corte Suprema federale, che deve esaminare il ricorso presentato dall’ex presidente entro il 4 gennaio, data ultima entro la quale il nome dei candidati deve essere incluso nelle liste delle primarie dello Stato del Colorado.

La decisione della corte suprema del Colorado è stata presa con una maggioranza di quattro giudici a tre, confermando la sentenza di un tribunale di grado inferiore secondo cui il 6 gennaio 2021 Trump ha partecipato ad una vera e propria insurrezione.

Tutti e sette i giudici della corte sono stati nominati da governatori del Partito democratico, per cui non si può parlare di una spaccatura politica tra i componenti e inoltre hanno stabilito che il titolo terzo del quattordicesimo emendamento della costituzione americana, che esclude dalle cariche pubbliche funzionari promotori di insurrezioni, si applica anche ai candidati alle elezioni presidenziali.

Trump ritenuto colpevole di aver istigato alla rivolta i suoi sostenitori nell’assalto al Congresso

Il 6 gennaio 2021 sono state centinaia i sostenitori di Trump, che hanno preso d’assalto il congresso americano denominato Campidoglio, per impedire la certificazione della vittoria del suo avversario democratico Joe Biden.

Questa storica incriminazione dell’ex presidente, avvenuta in agosto a livello federale e nello stato della Georgia per il tentativo di rovesciare l’esito delle elezioni presidenziali del 2020, ha aperto all’apertura di un grande dibattito sull’ineleggibilità di Trump, che ha portato a ricorsi di diversi cittadini in vari stati per chiedere la squalifica del presidente, colpevole di aver istigato alla rivolta i suoi sostenitori nell’assalto al Congresso.

La corte del Colorado è stata la prima a proclamare l’incandidabilita’ di Trump, sui circa quindici procedimenti aperti in vari stati, e due dell’ex presidente sono stati già respinti in Minnesota e in Michigan.

Nella sentenza che ordina alle autorità del Colorado di rimuovere il nome di Trump dalle schede elettorali per le primarie repubblicane del 2024, i giudici si sono detti “consapevoli di muoversi in un territorio inesplorato” e hanno volutamente sospeso l’ingiunzione fino al 4 gennaio, termine ultimo per la convalida delle schede elettorali, proprio per tenere conto di un possibile ricorso alla corte suprema statunitense, come in effetti è avvenuto.

Secondo i principali analisti politici, che tengono conto della composizione della corte suprema federale, con ogni probabilità il nome di Trump sarà presente nelle schede elettorali il giorno delle primarie in Colorado, il 5 marzo 2024 perché la corte prevede una maggioranza conservatrice con ben sei magistrati su nove nominati dal partito repubblicano, di cui tre addirittura dallo stesso Trump.

“La Corte Suprema del Colorado ha preso una decisione antidemocratica e senza fondamento

Il Partito repubblicano ha usato un linguaggio forte per criticare la decisione della corte suprema del Colorado, definendola addirittura antidemocratica.

Il portavoce della campagna elettorale di Donald Trump, Steven Cheung, ha dichiarato testualmente :

La Corte Suprema del Colorado ha preso una decisione antidemocratica e senza fondamento, che sarà revocata dalla corte suprema statunitense”.

Il presidente repubblicano della camera dei rappresentanti Mike Johnson ha rincarato la dose, definendo la sentenza “irresponsabile” e lo stesso governatore della Florida, Ron DeSantis, uno dei rivali di Trump nelle primarie repubblicane, ha invitato la corte suprema a revocare la decisione, scrivendo sul social network X, ex Twitter queste precise parole : “Si tratta di un abuso di potere della sinistra, che usa la giustizia per i suoi interessi”.

Il gruppo civico anticorruzione Crew, che ha presentato il ricorso in Colorado invece ha usato termini entusiastici con le parole del presidente che riporto fedelmente : “La sentenza non è solo giusta dal punto di vista legale, ma anche necessaria per proteggere la democrazia negli Stati Uniti”; Noah Bookbinder, il presidente del gruppo Crew ricorda pure le parole della giudice Sarah Wallace, che aveva affermato come Trump abbia consapevolmente invitato i suoi sostenitori a dare l’assalto al congresso, per impedire la certificazione della vittoria di Biden.

Il titolo terzo del quattordicesimo emendamento della costituzione, invocato dal gruppo di cittadini, denominato Crew, fu adottato nel 1868 quando si temeva un’insurrezione dei sostenitori della Confederazione sudista, che era stata sconfitta nella guerra civile americana pochi anni prima e precisa dal 1861 al 1865.

Trump é stato fermato o ora ha nuovi argomenti per vincere le elezioni?

L’opinione pubblica si domanda se effettivamente questa sentenza della corte suprema del Colorado possa fermare Trump o al contrario dare a lui nuovi argomenti, per vincere le elezioni presidenziali di novembre del prossimo anno.

In ogni caso questa decisione dei giudici ha provocato uno shock nella politica americana, perché c’è una grande differenza sugli effetti tra i vari processi in cui Trump è imputato, a cui i suoi elettori sembrano essere indifferenti, e questa decisione che invece potrebbe definitivamente tagliarlo fuori dalla corsa alle presidenziali.

Va però ribadito, che per il momento il divieto riguarda solo lo Stato del Colorado, con il rischio per il repubblicano Trump di un’estensione a macchia d’olio in tutti gli stati americani.

L’ex presidente farà appello alla corte suprema federale, e l’orientamento più conservatore della stessa induce Trump ad essere ancora ottimista di evitare completamente la questione dell’incandidabilita’ anche perché se l’alto tribunale dovesse confermare la sua esclusione, creerebbe un precedente molto pericoloso. Trump gode nei sondaggi di un grandissimo vantaggio nella corsa alla nomination repubblicana, ma se la sua posizione fosse indebolita da grandi problemi con la giustizia le cose potrebbero cambiare in modo consistente, soprattutto considerando la candidatura di Nikki Haley, l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, che si presenta come una sfidante fortissima, essendo una donna credibile ed esperta di politica internazionale.

Il ribaltone nelle primarie repubblicane sembra ancora lontano, ma la situazione è adesso un poco più incerta.

Sul fronte dei democratici, il 19 dicembre anche il presidente Biden ha incassato un nuovo colpo per la pubblicazione di un sondaggio sul New York Times, secondo il quale non solo Trump è in vantaggio di due punti percentuali, ma soprattutto le conseguenze della guerra a Gaza tra Israele e Hamas sarebbero più pesanti e negative del previsto anche per la sua conferma alle prossime elezioni presidenziali.

La popolazione statunitense infatti è divisa sui bombardamenti israeliani, con i giovani e i giovanissimi, di solito più vicini ai democratici, che sono molto più contrari alla guerra rispetto agli anziani, e accusano la politica del presidente Biden di essere troppo vicina al governo, che attualmente guida Israele, invece di avere una posizione più favorevole ad una risoluzione del conflitto senza ulteriori spargimenti di sangue.


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