“Mal di vivere”? E’ arrivata l’adolescenza!

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L’adolescenza rappresenta quel particolare momento di vita, ponte tra l’infanzia e la giovinezza nel quale l’individuo compie il processo di costruzione della propria identità.

Durante tale fase, che nella nostra società si è notevolmente allungata, il giovane abbandona il mondo simbiotico e sicuro dell’infanzia per aprirsi all’elaborazione di una visione del mondo più ampia, autonoma ed adulta.

I mutamenti somatici ed i ben più profondi movimenti emotivi e cognitivi accompagnano, dunque, questo processo, fatto di angosce, solitudini, paure, ma anche di energia e creatività che, infine, approda al compimento di una nuova individualità ed identità.

L’adolescenza è un periodo piuttosto lungo, mutevole da individuo a individuo e da cultura a cultura in cui, a fronte delle numerose trasformazioni sia fisico-corporee (del corpo e degli organi genitali), sia dei profondi cambiamenti psicologici, si assiste ad un investimento delle capacità cognitive, della sfera degli affetti, le competenze sociali della persona, del rapporto con i coetanei, i genitori, la scuola.

Il cosiddetto “mal di vivere” è caratterizzato da preoccupazioni riguardanti proprio questi cambiamenti corporei, sessuali, cognitivi e le loro conseguenze sono spesso traducibili nell’insicurezza in sé stessi, nello scarso sviluppo delle relazioni con gli amici, oppure nella tendenza ai paragoni o all’imitazione dell’altro.

Tuttavia, affinchè l’adolescente possa riscoprirsi e ricostruirsi nella propria individualità, deve prima “allontanarsi” e mettere in discussione quei modelli familiari a cui precedentemente aderiva: sfidare l’autorità genitoriale, le regole ed i limiti posti che, sino ad allora, definivano i luoghi sicuri dell’infanzia.

Tale distacco viene a sua volta favorito dall’incontro con il gruppo dei pari e dall’adesione alla “cultura giovanile di riferimento”, da intendersi come insieme di valori, credenze, tendenze e forme espressive, esito anche dell’influenza delle mode del tempo.

L’appartenenza ad una cultura di riferimento può infatti fornire all’adolescente quella dimensione identitaria e di condivisione, luogo sicuro quando egli abbandona il mondo dell’infanzia ed opera il distacco familiare. In famiglia l’adolescente comincia a rifiutare i genitori come modelli di riferimento e sente il bisogno del “distacco” e “dell’antagonismo”; mentre negli amici egli ricerca dei modelli da copiare facendo di tutto per farsi accettare dal “gruppo” (vestirsi allo stesso modo, frequentare gli stessi luoghi, parlare alla stessa maniera, il piercing o il tatuaggio per tutti, il fumo o il motorino, etc.). Questa, se da un lato è una condizione necessaria per accedere ad un processo evolutivo di differenziazione che porta alla crescita individuale, dall’altro può considerarsi un’occasione per i genitori ed in generale per gli adulti, per comprendere la “risposta” dei giovani alla società e al mondo che stanno preparando per loro.

Avere in casa un adolescente pone certamente tutta la famiglia in una condizione “particolare” in quanto ci si trova di fronte, a volte in maniera repentina, una persona che fino a ieri si conosceva e con cui si riusciva a dialogare, a condividere anche le più importanti scelte sulla scuola, l’alimentazione, lo studio, gli amici, lo svago, l’abbigliamento.

L’adolescente ha bisogno del sostegno della sua famiglia per poter superare in modo adeguato questo periodo critico, ma allo stesso tempo, il rapporto con i genitori è difficile perché può essere vissuto come poco soddisfacente, conflittuale, privo di comprensioni. I genitori, da parte loro, sperimentano l’incertezza su quale sia il modo migliore per stare vicino al figlio e potrebbero perfino sentirsi rifiutati o essere vittime di paure irrazionali di fronte alle richieste di autonomia dei ragazzi.

Per chi si occupa di adolescenza è opportuno documentarsi e approfondire gli studi su questa delicata fase del ciclo di vita di un individuo, sui suoi mondi, su quali siano le tendenze, le espressioni dei ragazzi e quelle delle ragazze, i loro modi di vedere e di vivere la vita. Occuparsi di adolescenti per aiutarli a crescere e per prevenire il disagio è un dovere che gli adulti non possono trascurare né delegare. Esso, innanzitutto, richiede l’impegno a porsi dalla loro prospettiva, identificarsi e mettersi nei loro panni così da poter costruire insieme quei percorsi di crescita che condurranno verso l’autonomia e l’indipendenza. Essere dalla parte degli adolescenti significa saper ascoltare le loro esigenze e per quanto faticoso possa essere il mestiere del genitore e dell’educatore, è necessario pensare all’adolescenza come “risorsa” ai fini dello sviluppo di un individuo.

Come approcciamo con l’adolescente? Chi pensiamo di avere di fronte? Quali sono le nostre aspettative e, magari, i nostri pregiudizi nei suoi confronti? Gli adulti dovrebbero porsi simili domande in modo tale da avere un’immagine reale dell’adolescenza, degli adolescenti e nello specifico del ragazzo/a che si ha di fronte, facendo bene i conti con le dimensioni del gap generazionale che rende sempre distanti le generazioni l’una dall’altra.

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