<em>Si può correre anche dopo i 50 anni? E a 70 o 80 anni? Quali sono gli accorgimenti, i ritmi da seguire e il numero di uscite consigliate? Ecco cosa ne pensa il coach Armando Selene.
La corsa, eccetto quando si hanno particolari patologie, è sempre indicata. Bisogna però premettere che sebbene correre può sembrare un gesto naturale e relativamente semplice, spesso il correre viene affrontato in modo superficiale. Un errore questo commesso non solo dai neofiti, ma anche da chi pratica questo sport da diverso tempo. Per tutto ciò che l’azione di correre provoca nel nostro organismo, credo che per iniziare a farlo occorra decidere con la massima attenzione e prudenza. Ciò ad ogni età, ma ancora di più dopo i 50 anni.
“Ai vecchietti” la corsa offre molti benefici
Fatta questa premessa, a mio avviso, oltre i 50 anni praticare la corsa dovrebbe essere quasi prioritario, questo sia per gli uomini che per le donne. Infatti, i maggiori benefici spesso si avvertono quando si comincia a correre da questa età in poi. Può sembrare strano, ma la corsa si adatta benissimo ai ” vecchietti”, a differenza di altre attività che possono diventare troppo impegnative.
Se affrontata con la giusta preparazione, la corsa over 50 permette di migliorare lo stato fisico dando l’impressione di un ringiovanimento, consente di prevenire molti problemi legati proprio all’avanzare dell’età e aiuta tenere sotto controllo il rischio di infarto, ipertensione, livelli di colesterolo, ecc.
Molti pensano che uno sforzo ad una certa età possa generare problemi cardiovascolari, ma nelle condizioni normali, come già anticipato, è vero esattamente il contrario. La normativa prevede il controllo medico annuale per il rilascio dell’idoneità sportiva, ma sebbene sia corretta questa procedura, molta gente che inizia a fare sport non riflette sul fatto che proprio con l’attività motoria ed in questo caso la corsa, diventa la vera prevenzione. Certamente un sedentario è eccessivamente più a rischio di uno sportivo. I casi di infarto di atleti fanno sicuramente notizia sui giornali diversamente da altri casi, molto più diffusi, ma che avvengono in circostanze ” normali”.
Cinquantenni, meglio sulle 10 km
Sebbene gli over 50 trovino meno difficoltà su distanze oltre la 10 km, io ritengo la preparazione e nel caso la gara più idonea alla salute proprio quella sulla distanza dei 10 km. Pertanto invito a considerare un allenamento in funzione proprio della 10km e questo al di là del fatto poi che ci si voglia cimentare su gare o limitarsi esclusivamente alla preparazione.
Dai 50 ai 100 anni in su, consiglio assolutamente di correre. Bisogna però tener presente che la corsa, a differenza anche di sport come ciclismo o nuoto, presenta uno stress maggiore, generando nell’atto stesso del correre traumi all’apparato scheletrico, ai muscoli e tendini che occorre saper tamponare onde evitare infortuni seri che possono compromettere lo stato fisico del corridore.
Prudenza per far sì che le eccezioni diventino la regola
Tempo fa una dottoressa mi disse categoricamente che dopo 10/15 anni di corsa si resta fisicamente traumatizzati e che sarebbe stato meglio non averla mai praticata. Le risposi che aveva ragione solo quando la corsa veniva effettuata senza una logica di mantenimento ed il fatto che io (all’epoca) correvo già da 40anni dimostrava che non era “matematica” la cosa. Chiuse dicendo che ci sono le eccezioni. Ecco, facciamo in modo che le eccezioni diventino la regola e/o la maggioranza; quindi vogliamoci bene e corriamo per stare bene e non solo per raggiungere traguardi sportivi che pure hanno la loro importanza, ma restano e devono venire solo dopo il nostro benessere.
L’obiettivo mio e spero il vostro è quello di festeggiare i sessanta, settanta, ottanta e chissà con una bella corsetta. Nel salutarvi mi fermo sul ricordo di un grande corridore di Castellammare di Stabia: Catello Amato, che ha corso da giovane e fino a ottant’anni e sempre in salute; ha dovuto ” mollare” solo a seguito di un incidente stradale che lo vide vittima di un auto pirata mentre correva, non cessò lì la sua vita perché sopravvisse al incidente, ma terminò quel giorno di correre ed io credo che nel suo cuore una parte di sé morì comunque quel giorno.