Davide Valacchi – I to Eye, 12.000 km in tandem per portare nel mondo un importante messaggio

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Davide Valacchi, 28 anni, ascolano, non vedente, è partito da Roma in tandem e, insieme a Michele e a Samuele, ha attraversato 13 paesi dell’Europa e dell’Asia. Un viaggio durato circa 9 mesi.

Conosciamolo meglio. Chi è Davide Valacchi?

Dunque, mi presento. Mi chiamo Davide Valacchi, ho 28 anni, sono nato ad Ascoli Piceno, ma vivo a Bologna. Sono non vedente assoluto dall’età di 9 anni; prima era ipovedente; poi, il glaucoma è peggiorato e ho perso il residuo visivo nell’arco di tempo compreso fra i 9 ed i 14 anni. Sono laureato in Psicologia clinica.Ho studiato all’Università di Urbino e ora, da 5 anni anni, vivo da solo in un monolocale al centro di Bologna.

Vivi da solo, quindi sei autonomo ed indipendente?

L’autonomia e l’indipendenza sono sempre stati fondamentali per me insieme alla vita all’aria aperta. Ho sempre cercato di ottenere e migliorare la mia autonomia attraverso esperienze all’aria aperta e soprattutto attraverso le relazioni umane e sociali. Proprio per questo ho scelto poi di studiare Psicologia.

Come nasce il progetto I to Eye?

Quando avevo 14 anni, un’età un po’ difficile per tutti, ma ancor di più per chi ha una disabilità come la mia che nel tempo si è aggravata, mio padre, ipotizzando che questa mia nuova condizione di non vedente assoluto mi facesse soffrire, tornò a casa con un tandem. In realtà, io stavo vivendo questa mia nuova condizione come una sfida sforzandomi di fare tutto ciò che facevo prima e tutto ciò che facevano gli altri. Comunque, mio padre mi portò il tandem pensando che questo strumento mi consentisse di fare dello sport, ma soprattutto di trascorrere del tempo con gli altri. Fino a quando ho avuto un residuo visivo amavo andare in bici. Poi, quando la situazione si è aggravata, è arrivato il tandem che ha reso migliore tutto il periodo dell’adolescenza; mi ha dato la possibilità di uscire tutti i giorni con i miei coetanei e di conoscerne dei nuovi. Poi, sono cresciuto, sono andato a studiare ad Urbino e ho accantonato un po’ il tandem. Ho ripreso ad utilizzarlo quando sono andato a vivere a Bologna; ho girato la città, ho conosciuto altre persone ed è stato il punto di partenza di I to Eye.

Davide Valacchi - I to Eye

In cosa consiste il progetto I to Eye?

Il progetto I to Eye è un progetto che unisce la passione per i viaggi allo sport, in particolare per la bici e si propone di promuovere il tandem come mezzo di integrazione e di inclusione sociale per i disabili visivi. Beh! in realtà non solo per i disabili visivi. Il progetto I to Eye è universale, si rivolge un po’ a tutti; serve ad affrontare le difficoltà, a dimostrare che i limiti possono essere superati con la giusta motivazione.

Conosciamo meglio anche gli altri due protagonisti di questa straordinaria avventura. Chi sono Michele Giuliano e Samuele Spriano?

Michele e Samuele sono due miei amici. Michele Giuliano è di Bologna, ha 37 anni ed è un cuoco. Samuele Spriano ha 25 anni, è di Gorla Maggiore, un comune in provincia di Varese ed è istruttore di Kick Boxing ed esperto di arti marziali.

Loro mi hanno accompagnato guidando il tandem. Michele lo ha guidato dall’8 Marzo al 4 Giugno, da Roma a Teheran e Samuele, da Giugno in poi fino al Kazakistan. In totale abbiamo percorso 12.000 km attraversando 13 paesi. Michele, giunto a Teheran, sarebbe dovuto rientrare in Italia; invece, poi ha deciso di continuare con noi pedalando con una bici presa a Teheran perchè non è riuscito a staccarsi né da noi, né dal viaggio.

Michele l’ho conosciuto a Bologna 5 anni fa in un bar sotto casa; ci siamo subito intesi, siamo compatibili; con lui ho trascorso tanto tempo anche prima del viaggio; con Samuele, invece, ci siamo conosciuti per caso, in un campeggio in Puglia nel 2016. Abbiamo trascorso qualche giorno insieme, ma poi, vivendo lontani, per diverso tempo non ci siamo quasi più sentiti, anche se non ci siamo mai dimenticati l’uno dell’altro. Quando ho deciso di intraprendere questo viaggio, l’ho chiamato e gli ho detto: “Vuoi venire con me in tandem fino in Cina?” e lui mi ha detto di sì. Pensa che ci eravamo visti una volta sola.

Michele e Samuele sono molto diversi tra loro. Michele è più silenzioso, introverso, riflessivo; Samuele è socievole, estroverso. Ciò che li accomuna è una profonda sensibilità.

Davide Valacchi - I to Eye
(Davide Valacchi, Samuele Spriano, Michele Giuliano)

Perché proprio Pechino come capolinea?

Avevamo scelto Pechino perchè era il punto più lontano raggiungibile pedalando via terra e perchè per arrivarci avremmo attraversato molti paesi con storia, cultura e società diverse. Volevamo scoprire come le differenze culturali, sociali, politiche ed economiche avessero delle ricadute sulla vita dei disabili visivi. Abbiamo organizzato dei meeting con i comitati paralimpici di ogni paese per conoscere meglio e confrontarci.

A Pechino non siamo arrivati per problemi burocratici. La Cina non vuole che si entri via terra. Occorreva un invito ufficiale da parte della Federazione Sportiva che però non ci ha mai risposto. Alla fine, però, ci siamo resi conto che era meglio così. Il nostro obiettivo non era tanto arrivare in un posto in particolare, ma portare un messaggio e speriamo di esserci riusciti.

Lungo il percorso, alla vostra storia, si saranno sicuramente intrecciate tante altre storie. Ce ne racconteresti una?

Il nostro scopo era anche quello di regalare il tandem in un paese povero dove la gente ne avesse bisogno e non poteva acquistarlo. Lo abbiamo donato in Tagikistan, il paese più povero dell’Asia Centrale. Lo abbiamo donato a Siyovush, un ragazzo non vedente di 30 anni, molto intraprendente, che vive a Dushanbe, la capitale del Tagikistan. La situazione per i disabili in quei paesi è molto difficile perchè vivono senza pensione e spesso non vengono considerati come forza lavoro. Siyovush, grazie alla sua intraprendenza insegna Inglese in una scuola speciale per non vedenti e soprattutto è portavoce del verbo dell’autonomia e dell’indipendenza tra i non vedenti. Fa anche dei viaggi per andare nei villaggi più isolati e raccontare che si può vivere anche in modo diverso; ora questi viaggi li fa anche con il tandem che gli abbiamo regalato.

Quali sono state le difficoltà incontrate on the road?

Le difficoltà, in parte le avevamo previste. Quando ogni giorno ricevi così tanto dalle persone che incontri le difficoltà assumono una valenza diversa. Certo, la fatica resta, sei a 4.000 metri, manca l’ossigeno, il tandem si rompe, c’è vento, il sole ti brucia.

La difficoltà maggiore l’abbiamo incontrata senz’altro nell’attraversare il deserto del Turkmenistan a Luglio. E’ uno dei posti più caldi della Terra, ci sono 55 gradi, i villaggi sono molto distanti tra loro. Abbiamo pedalato di notte per poter proseguire.

Qual è il messaggio che intendi diffondere con il progetto I to Eye?

Con il progetto I to Eye speriamo di dare un po’ di stimolo a chi ha perso l’entusiasmo per la vita facendogli capire che i limiti sono più che altro nella nostra testa; essi vanno affrontati non come un ostacolo, ma come un’opportunità per crescere ed anche per divertirsi come abbiamo fatto noi.

Davide Valacchi - I to Eye

Un viaggio cambia sempre un uomo. In cosa ti senti diverso rispetto a quando sei partito?

Abbiano notato che le persone più povere sono quelle che ci hanno dato di più. Era commovente come desideravano aiutarci, nonostante la barriera linguistica. Ci hanno accolto nelle loro case; ci hanno ospitato a dormire, a mangiare. Nelle società più disagiate si avverte di più l’esigenza di aiutare il prossimo. E quindi una volta rientrato a casa ho avvertito in maniera molto più incisiva l’individualismo che caratterizza la nostra società o comunque una parte di essa. Sono cambiato nella percezione del nostro stile di vita.

Ripartirai? Ripartirete? Insomma, questa straordinaria avventura avrà un seguito?

Certo! Stiamo già programmando un altro viaggio. Ipoteticamente partiremo a settembre e il viaggio durerà circa un mese. Non sappiamo ancora quale sarà la destinazione. Abbiamo in mente due o tre opzioni, ma prima contatteremo i comitati paralimpici per un confronto. Vorremmo che ogni viaggio si concludesse con una donazione a favore dei bisognosi.

Grazie Davide per la tua disponibilità e per l’importante messaggio che, insieme al tuo tandem, porti in giro nel mondo!

(Foto dalla Pagina Facebook I to Eye)

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