D come vitamina D

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Quando si parla di corretta alimentazione spesso si pensa solo a zuccheri grassi e proteine, ma ricordo che non va sottovalutata la classe dei micronutrienti in cui rientrano le vitamine. Di particolare interesse recentemente è lo studio sulla vitamina D

Si tratta di una vitamina liposolubile, che può essere sintetizzata dall’uomo in seguito all’esposizione della pelle al sole (circa l’80% viene presa così), ma anche dagli alimenti. Pochi sono quelli davvero ricchi di vitamina D, pensiamo all’olio di fegato di merluzzo o a pesci come tonno o salmone, ma la quantità di vitmina B che viene assimilata non sempre è sufficiente, per cui è necessario intervenire con integratori esterni. Perché? Perché la vitamina D svolge molte azioni benefiche nel nostro organismo: assicura il corretto assorbimento e mantenimento di calcio e fosforo utili per la salute delle ossa, riduce la crescita delle cellule tumorali, migliora la forza muscolare e partecipa nel controllo della risposta immunitaria, oltre a prevenire osteoporosi, malattie cardiovascolari, alcune forme tumorali come il tumore del colon e del seno, sclerosi multipla, diabete di tipo 1 e anche malattie infettive come tubercolosi e perfino l’influenza stagionale.

La vitamina D migliora l’assorbimento e la fissazione dei minerali al tessuto osseo, questo processo è di vitale importanza soprattutto per i bambini: una carenza di tale vitamina può portare a una mineralizzazione ossea incompleta e in casi estremi al rachitismo (poco conosciuto dalle nostre parti)

La carenza di vitamina D si può ripercuotere anche sulla salute del muscolo cardiaco: studi scientifici recenti hanno dimostrato che una ipovitaminosi da vitamina D aumenta il rischio di disturbi cardiaci come infarto, insufficienza cardiaca, morte improvvisa e malattie cardiovascolari in generale.

Volendo fare una sorta di classifica, i soggetti maggiormente a rischio sono i neonati, che assumono solo latte materno senza apporto di vitamine esterne; le persone con carnagione scura che hanno una minore capacità di sintetizzare vitamina D dall’esposizione al sole; gli anziani, visto che nel tempo diminuisce notevolmente la capacità di sintetizzarla e assimilarla. A tal proposito numerosi studi dimostrano che l’assunzione di supplementi alimentari a base di vitamina D possono allontanare il rischio di fratture ossee negli anziani e rappresentare quindi un’ottima azione preventiva.Ultimi ma non per importanza gli obesi, in quanto seppure capaci di assimilare dalla dieta o sintetizzare dall’esposizione al sole non possono usufruire della vitamina D, che viene depositata nel tessuto adiposo

Una parola in più la voglio spendere per gli amici sportivi: l’attività fisica, soprattutto di forza e d’impatto come la corsa (ma anche la lotta, il judo, il pugilato), aumenta naturalmente la densità minerale ossea (BMD) attraverso le sollecitazioni esercitate sullo scheletro; tuttavia, si tratta di un’arma a doppio taglio. Basti pensare che le perdite di calcio attraverso il sudore durante le estenuanti sessioni di allenamento possono essere copiose: solo con la traspirazione, in un’ora di allenamento intenso di corsa, un uomo medio di 70 kg può perdere tanto calcio quanto ne contiene un bicchiere di latte (circa 100 mg).
Secondo i risultati degli studi, se abbinata a bassi livelli di vitamina D, l’insorgenza di un deficit di BMD (densità minerale ossea) anche marginale può accrescere il rischio di fratture da stress. Il consiglio? Non sottovalutate mai ciò che vi dicono gli esperti della nutrizione, cercate piuttosto di non seguire la scia dei “ho sentito dire che…”

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