La leva finanziaria: chi la evita e chi la cavalca

La leva finanziaria (leverage) è un concetto da prendere con le molle ma al quale dedicare una certa attenzione, nello stesso tempo, perché si tratta di uno strumento altamente profittevole.

Ogni leva è una condizione e, insieme, un vincolo. Ma non si deve buttare via il bambino con l’acqua sporca, ossia, vista la fama controversa del leverage, anziché studiarne le caratteristiche più da vicino, si decide di censurarlo o addirittura condannarlo.

La leva finanziaria nel trading e nello specifico nel forex è oro, qualcosa di prezioso da valorizzare e sfruttare. Vediamo meglio come aiutandoci con la spiegazione fornita dal sito Giocare in Borsa al link http://www.giocareinborsa.com/cfd/leva-finanziaria-cfd

Nel mercato del forex si scambiano tre tipi di contratti con un diverso valore nominale, 10 volte più grande del contratto precedente. Ci sono i lotti standard, valore nominale di 100.000$; i mini lotti, valore nominale di 10.000£; infine, abbiamo i micro lotti, del valore nominale di 1.000$.

Ora cerchiamo di afferrare bene il punto. Se un trader volesse operare avendo a disposizione tutto il valore reale per coprire tale valore nominale, di uno qualsiasi di questi tre lotti, dovrebbe comunque avere un account molto sostanzioso e, di fatto, la cosa sarebbe appannaggio di pochi eletti.

Invece, proprio con la leva, offerta dai broker – di norma, di 1:100 0 1:200, ma la prima è la più frequente -, un trader privato può controllare anche somme maggiori, somme in sostanza di cui realmente non dispone, ma che sono a sua disposizione per incrementare il livello – leverage – dei suoi investimenti e dunque i suoi profitti, almeno potenzialmente.

Questo è il punto. La leva finanziaria nasce originariamente come cumulo di denaro prestato che viene usato da chi lo ottiene, per investire o risanare un’azienda, e quindi, recuperando profitti, restituire con un guadagno netto, cioè un profitto.

Nel mercato non si opera sulla base dei propri soldi, fisicamente posseduti, anzi la regola numero 1 è proprio quella di usare denaro controllabile, gestirlo, e usarlo ad hoc, strategicamente. Tutto il private equity si basa su questo assunto.

Nel trading, il nucleo del leverage si sposta dall’asset aziendale al mercato in cui opera il singolo, cioè al singolo portafoglio di investimento, ma la logica è la medesima: investo 1, con leva 100, per incassare su 100 e fare profitti su ciò che, originariamente, non era in mano mia.

Il vantaggio nel trading di questa logica e di questa operatività è lampante ed evidente: per operare e fare profitti in un mercato di enorme liquidità non bastano portafogli piccoli o di privati, perché, considerando il rischioso money management, il gioco non varrebbe mai la candela, allora ecco che interviene l’effetto leva a risolvere, ottimizzando come avviene sempre in un’economia di mercato, per colmare lo svantaggio iniziale dell’investitore.

Il trader è un investitore e un operatore di mercato a tutti gli effetti, che lavori a casa sua, con la sua adsl, o che sia in un grande ufficio della City di Londra, la logica di fondo non cambia: si chiama mercato e il risultato è sempre uno solo: il profitto. Il leverage serve a tutto questo.

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