Napoli un punto che non fa sorridere

Napoli pareggio contro il Genoa di Alberto Gilardino. Il giorno dopo di Gianfranco Piccirillo

Alla vigilia della sfida con il Barcellona in Champions League Mazzarri cerca di ingannare l’attesa, mettendo da parte la noia dei suoi ultimi catenacci. Il fatto di inserire Ostigard al posto dello squalificato Jesus in difesa, il redivivo Traore’ dopo la malaria a centrocampo e ancora Simeone un attacco, per sostituire un Osimhen ancora stranamente provato da gastroenterite e viaggio al rientro dalla coppa d’Africa, provoca qualche azione in più, ma non certo la brillantezza che occorrerebbe per vincere, rimontare la zona Champions e soprattutto impensierire i blaugrana mercoledì sera. Così mentre il Napoli, pur impegnando Martinez con Kvaratskhelia e Anguissa, continua a balbettare nella costruzione del gioco, il Genoa di Gilardino riesce con tre passaggi a giungere nell’area partenopea e a mettere in forte difficoltà il rientrante Meret con Retegui su assist di Martin per due volte pericolosamente di testa e una volta pure di piede. Il Napoli invece fa fatica a fare qualsiasi cosa in tutti i settori del campo con i soliti Di Lorenzo e Politano inguardabili e tutti gli altri appena sufficienti, ad eccezione di Meret, che però deve capitolare ad inizio ripresa sulla grande conclusione di Frendrup ai limiti dell’area, mentre Mazzarri dopo l’intervallo deve inserire in difesa Natan al posto dell’infortunato Ostigard, peraltro ex come lo stesso Simeone, che prova a mettersi in evidenza, ma che non riesce ad inquadrare la porta nelle sue deviazioni sotto misura nel primo tempo.

 

Prima di uscire dal campo ci prova anche Traore’ dalla distanza, ma Martinez non si fa sorprendere e così assieme a lui Mazzarri toglie anche Politano, che pure ha provato a trovare il pari concludendo sul lato sinistro della porta di Martinez dopo una mischia in area, per inserire Lindstrom e Ngonge. Il toscanaccio per provare ad esorcizzare i primi fischi dei tifosi del San Paolo Maradona, finora fin troppo benevoli verso di lui, decide di fare entrare Olivera al posto del suo pupillo Mazzocchi, che cominciava ad esagerare con giocate assolutamente inconcludenti sulla sua corsia di riferimento. Gilardino opportunamente aspetta tantissimo prima di attuare i suoi cambi, perché la sua squadra regge bene e il Napoli non riesce ad andare oltre qualche telefonata di Ngonge a Martinez e un colpo di testa sfortunato di Anguissa, che finisce alto sulla traversa. Solo nel finale entrano Malinovskyi ed Ekuban al posto di Messias e Retegui e nello stesso momento Mazzari tenta l’ultima carta Raspadori, ancora una volta però al posto di Simeone e non al suo fianco, come avrebbe potuto fare invece per recuperare pienamente la partita. Gilardino gestisce le ulteriori sostituzioni più per perdere tempo che per soluzioni tattiche ed entra Vitinha per il bravo attaccante islandese Gudmundsson, mentre Kvaratskheila prova ad evitare l’ennesima sconfitta con qualche giocata e una conclusione pericolosa, che impegna Martinez.

 

A riuscire nell’impresa del pareggio è Ngonge, che dopo la gara col Verona salva ancora la panchina a Mazzarri con un bel gol in girata su assist di Di Lorenzo, mentre nel recupero entrano Strootman e Cittadini, per contenere la foga offensiva del Napoli, tutta costruita però sulla forza della disperazione, piuttosto che su un gioco manovrato con un senso tattico definito. Il pareggio è un risultato completamente inutile per la rincorsa europea, ma consente a Mazzarri ancora una volta di ingurgitare un brodino, per evitare l’esonero, alla vigilia della gara di Champions con il Barcellona, un ottavo di finale, che è bene ricordarlo è stato raggiunto per merito di Garcia. La domanda che tutti i tifosi del Napoli si pongono, tranne gli ostinati amanti di Mazzarri, appannati da un insensato sentimentalismo che non li porta a fischiare sonoramente uno dei Napoli più brutti degli ultimi anni, è Quousque tandem abutere, Delaurentiis, patientia nostra?


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