Per UN AUTORE AL MESE, intervista a Carmen Talarico, autrice di “Refusi di viaggio”

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Scrittrice, poetessa e blogger di origini calabresi, toscana d’adozione, Carmen Talarico conduce la sua quotidiana “rivoluzione gentile” attraverso la cura della parola e dello sguardo. Il suo esordio letterario nel 2020 con Fluire. Taccuino del viaggio (Europa Edizioni).

Con “Refusi di viaggio“, il suo primo racconto, abbiamo avuto l’occasione ed il piacere di incontrarla. Per la rubrica UN AUTORE AL MESE, la nostra intervista a CARMEN TALARICO.

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  • Carmen, grazie per la tua disponibilità! Raccontaci. Come è nato “Refusi di viaggio”?

Quattro anni fa radunai le mie inquietudini e iniziai il mio viaggio interiore imperfetto, a tratti disordinato, ma impastato di tanti sogni. Mi lasciai inquietare dagli eventi che mi provocarono domande per non restare intorpidita dal quotidiano e per mantenere vivo lo stupore. Il libro ha il sapore di questo viaggio.

Gianni Rodari, saggiamente, ci ricorda che «Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la Torre di Pisa». Lo stesso titolo del racconto nasce da un errore di viaggio. In una uggiosa mattina autunnale, chi doveva condurmi verso la destinazione richiesta, si scusò per essersi diretto nella direzione opposta. «È solo un refuso di viaggio!», risposi d’istinto. Quell’inversione di rotta mi suggerì il titolo del racconto.

prima di copertina REFUSI DI VIAGGIO di Talarico Carmen
“Refusi di viaggio” di Carmen Talarico (Libeccio Edizioni)  Postfazione: Renato Raimo –  Copertina: Renata Otfinowska

Da subito scoprirono di avere affinità elettive che restituivano ad entrambi la sensazione di conoscersi da tempo e la possibilità di essere sé stessi in ogni situazione.

  • I protagonisti del tuo racconto, Otto e Ada, sembrano essere legati da una profonda amicizia, eppure qualcosa tra loro “si rompe”. Ritieni che l’amicizia tra un uomo ed una donna sia un legame difficile da mantenere?

Mi piace rispondere proprio con le parole del racconto: «Per Ada l’amicizia era una terra sacra aperta a tutti ma non per tutti. I volti di questa terra sacra sono figli della lealtà, del rispetto, della fiducia. È una casa sicura che si prende cura dell’altro con l’ascolto, il dialogo e la vicinanza. La sacralità di questa terra esalta l’unicità della persona che va oltre ogni differenza. I silenzi tra le persone sono maschere dietro cui si celano deserti e solitudini.» (Cit. da Refusi di viaggio, V CAPITOLO – SOSPENSIONI, pag.31, CTL Libeccio Edizioni 2022).

  • L’Attesa è un’altra protagonista del tuo racconto. Cosa rappresenta per te l’Attesa?

Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con l’Attesa e nel racconto, infatti, rappresenta la parte più tormentata della protagonista. Le presentazioni del libro nei musei, librerie, dimore storiche, bistrot, fiere internazionali, rassegne culturali e radio, così come le recensioni e le interviste, mi hanno ricordato l’altro volto dell’Attesa e di cui avere cura: «Abitare la Possibilità» come ci ricorda Emily Dickinson, la scrittrice e poetessa statunitense da me molto amata. Nel processo di ricerca l’Attesa è implicita: l’inquietudine porta alle domande, l’errore e l’attesa sono i compagni di viaggio che aprono allo stupore.

  • Il tuo racconto è quasi una poesia. Qual è il tuo rapporto con la poesia? Quali poeti apprezzi maggiormente e da quali ti senti particolarmente influenzata?

Mi piace citare testualmente un estratto tratto da una recensione di una lettrice che ho conosciuto recentemente: «Devo dire che mi ha stupito il tuo stile: tu lo hai definito “narrativa poetica”, io aggiungerei “narrativa emozionale poetica”, perché la storia di Ada e Otto si intravede appena; quello che conta è descrivere le emozioni».

Sono molto grata alla poesia. La mia scrittura d’anima è nata con la poesia, che mi ha allenata ad avere cura dello sguardo e della parola. È proprio per questo motivo che il racconto «Refusi di Viaggio» si apre e si chiude con alcuni versi dedicati al viaggio, uniti ad alcune note a margine che sono un invito al lettore a soffermarsi sui temi del racconto: incontro, attesa, errore.

Sono un’appassionata lettrice e, nel mio viaggio con i libri, ho avuto il dono di incontrare Maestri di Poesia. Tra questi, oltre ad Emily Dickinson che ho già citato, c’è Christian Bobin, lo scrittore e poeta francese di recente scomparso e che sosteneva che «Abitare poeticamente il mondo o abitare umanamente il mondo, in fondo, è la stessa cosa».

 

Per Ada quel tempo notturno lento era carezza e lama: riaffioravano i ricordi. I suoi respiri seguivano gli accenti della nostalgia e della delusione, tessere di un mosaico che raffiguravano una stagione di un animatissimo tempo interiore.

 

  • Come è stato accolto il tuo racconto? Quali sono stati i feedback finora raccolti?

Con mia grande sorpresa il racconto è stato accolto con grande entusiasmo e curiosità, tanto che le varie presentazioni si sono unite alle arti come il teatro, la danza e la pittura, assumendo varie vesti quali quella del dialogo, laboratori cooperativi interattivi, rievocazioni storiche.

Tantissime le recensioni ricevute, anche dall’estero. Una voce unanime dei lettori di ogni età: «Come va a finire tra Ada e Otto?».

In una presentazione un coro mi ha invitata a: «Scrivere, scrivere, scrivere!». In questo – ahimè! – sono come voi lettori: in Attesa che la scrittura d’anima compia un nuovo approdo!

  • A chi consiglieresti la lettura del tuo racconto?

«Refusi di viaggio» è per tutti, perché il prendersi cura dell’incontro, dell’attesa e dell’errore non ha età, è uno stile di vita che restituisce il mondo che vogliamo abitare.

  • Progetti futuri?

Prossima intervista? Vi stupirò!

  • In poche parole chi è Carmen Talarico?

Carmen è colei che ama la gentilezza, la ricerca, il mare, il vento, il tramonto e, soprattutto, i libri.

 

DI CARMEN TALARICO ANCHE: Ordini e disordini (2020), Il vento nuovo (2020) e Ricamo d’anima. Tessiture generatrici (2021).

 

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