Segre interviene sul premierato

La senatrice a vita Liliana Segre è preoccupata della riforma costituzionale del governo di Giorgia Meloni, perché a suo giudizio basterebbe la vittoria della forza politica di turno alle elezioni, per avere praticamente un dominio assoluto di un capo del governo, che sarebbe dotato di fatto di pieni poteri, anche per quanto riguarda lo scioglimento delle Camere del Parlamento italiano.

Segre è di ascendenza ebraica, e subì le imposizioni discriminatorie delle leggi razziali fasciste; e a tredici anni fu arrestata e deportata al campo di concentramento di Auschwitz, dal quale fece ritorno solo alla fine della seconda guerra mondiale.

Nel Senato della Repubblica, del quale fa parte dal 2018 per la nomina del presidente Mattarella, Segre ha ringraziato il presidente di turno, il leghista Gian Marco Centinaio, per la solidarietà ricevuta da tutte le forze politiche per i nuovi episodi di minacce.

La senatrice a vita, Liliana Segre fa sentire con nettezza nella solennità dell’emiciclo il suo no alla riforma costituzionale della ministra Casellati, che introduce il  premierato, fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni.

Liliana Segre: “Non posso e non voglio tacere”

Nel suo discorso Segre non fa sconti e l’Aula del Senato ascolta in silenzio, però con un’assenza pesante, quella del suo presidente, Ignazio La Russa. Segre ritiene che riformare la Costituzione non sia al momento una vera necessità dell’Italia, tanto più se si considerano alcuni aspetti della proposta del governo. La Segre afferma testualmente in aula: “Il testo del governo presenta vari aspetti allarmanti, non posso e non voglio tacere”.

La senatrice a vita interviene raramente in Aula e già questo fatto evidenzia l’eccezionalità del suo discorso, durato peraltro un quarto d’ora circa. Il disegno di legge costituzionale sul cosiddetto “premierato” è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso novembre 2023.

Successivamente la Camera si è espressa favorevolmente sul ddl costituzionale, che riguarda l’autonomia differenziata, mentre da alcuni giorni nell’Aula di Palazzo Madama del Senato si combatte una grande battaglia politica tra forze di maggioranza e opposizioni, con l’inizio della discussione e delle votazioni sulla cosiddetta riforma Casellati.

Il punto principale è anche quello più controverso, perché non esistono in Europa casi analoghi, vale a dire l’elezione diretta del premier, ma sono importanti e preoccupanti anche gli aspetti, che riguardano i poteri e le prerogative del presidente della Repubblica. La riforma, a dire della premier Giorgia Meloni, non riguarderebbe gli articoli costituzionali sulle prerogative del presidente, ma sembrerebbe di fatto trasformare il capo dello Stato in un semplice notaio.

La senatrice Segre evidenzia questo concetto in diversi passaggi del suo intervento, perché è preoccupata dal drastico declassamento che la riforma produrrebbe a danno proprio del Presidente della Repubblica.

Il Capo dello Stato sarebbe privato di alcune fondamentali prerogative, quindi soggetto ad un forte ridimensionamento e costretto a guardare dal basso in alto un Presidente del Consiglio, che diventerebbe molto forte a causa di una diretta investitura popolare.

Segre segnala inoltre il rischio concreto, che anche la stessa carica di Presidente della Repubblica potrebbe rientrare nel bottino, che il partito o la coalizione vincente le elezioni politiche otterrebbe in un colpo solo, grazie ad un preoccupante ed insulso premio di maggioranza. Il discorso di Segre parte dal concetto dell’inutilità di una riforma della Costituzione, che anzi potrebbe essere dannosa per la democrazia italiana.

La senatrice è preoccupata dal fatto, che il fenomeno della mortificazione del potere legislativo, in atto già da diverso tempo nel nostro paese, possa addirittura acuirsi con questa riforma della Carta Costituzionale, rafforzando un potere esecutivo, che invece sta debordando e andrebbe invece in qualche modo ridimensionato o almeno tenuto sotto controllo dal Parlamento.

Segre boccia il progetto di riforma firmato dalla Casellati e fortemente voluto da Meloni perché, a suo giudizio presenta due rischi, che evidenzia con queste testuali parole: “Il primo rischio è quello di produrre una stabilità fittizia, nella quale un presidente del consiglio, cementato dall’elezione diretta, deve convivere con un parlamento riottoso, in un clima di conflittualità istituzionale senza uscita. Il secondo è il rischio di produrre una grossa lesione della rappresentatività del parlamento, pretendendo di creare a tutti i costi una maggioranza al servizio del Presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale”.

La senatrice Segre si sofferma in particolare sul secondo rischio, al quale la proposta costituzionale del governo espone il Paese e vale a dire sull’inedito inserimento nella Costituzione italiana del premio di maggioranza.

Con questo artifizio del premio di maggioranza, il partito o la coalizione vincente, che potrebbe essere espressione solo di una porzione, anche molto ridotta dell’elettorato, avrebbe la possibilità di ottenere un autentico colpaccio, in un unico appuntamento elettorale.

La riforma Casellati insomma prevede la possibilità di ottenere tanti risultati istituzionali, tutti assieme il Presidente del Consiglio, il governo, e perfino, con la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia. Insomma, subito dopo le elezioni politiche, ci potrebbe essere il dominio assoluto di un capo del governo, dotato di fatto di un potere di vita e di morte sulle due Camere del Parlamento.

Secondo Segre questa riforma è peggio del presidenzialismo, perché lo stravolgimento della Carta Costituzionale sarebbe ancora più profondo e potrebbe esporre l’Italia a pericoli ancora maggiori di quelli di una normale repubblica presidenziale, come quella della Francia.


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