QUA RUN TEN A – Intervista a Marco Olmo: “In questo periodo, così come in gara, occorre avere carattere”


Leoni in gabbia – I runner di tutto il mondo che, ora non possono uscire per allenarsi, sono come leoni in gabbia; scalpitano, fremono, sono irrequieti. Certo, a nessuno piace restare confinati dietro quattro mura, ma ai runner, l’isolamento richiesto per fronteggiare l’emergenza coronavirus, pesa sicuramente un poco in più.

Per un atleta, ammettiamolo pure, è molto più difficile restare fermo rinchiuso in casa, che correre i 100 km del Passatore.  Ed è proprio questa la più grande delle sfide a cui siamo stati chiamati tutti (atleti e non): Restare a casa e sconfiggere la diffusione del virus“.

Qua Run Ten A

QUA RUN TEN A

QUA RUN TEN A è la nuova rubrica dedicata ai runner in isolamento forzato.  Abbiamo raccolto le testimonianze di volti noti dell’atletica leggera: maratoneti, ultramaratoneti, mezzofondisti, velocisti, siepisti.

Tutti gli atleti intervistati hanno, naturalmente, manifestato il proprio disagio per l’assoluta mancanza di libertà e la carenza di adrenalina, ma nell’affrontare la condizione di isolamento abbiamo riscontrato sentimenti e filosofie diverse, pareri a volte discordanti e tipologie di allenamenti dissimili.

Marco Olmo

Intervista a Marco Olmo, una leggenda

Ecco cosa ci raccontato MARCO OLMO, ultramaratoneta specialista in competizioni estreme. Tra le grandi imprese affrontate da Olmo la Marathon des Sables (230 km in autosufficienza alimentare nel deserto marocchino), la Desert Cup (168 km nel deserto giordano), la Desert Marathon in Libia,  la Maratona dei 10 Comandamenti (156 km sul Monte Sinai), la Badwater Ultramarathon nel deserto della California (135 miglia non-stop tra la Valle della Morte e le porte del Monte Whitney con temperature che superano i 52 °C).

A 58 anni Marco Olmo è diventato Campione del Mondo vincendo l’Ultra Trail du Mont Blanc (167 km attraverso Francia, Italia e Svizzera; oltre 21 ore di corsa ininterrotta intorno al massiccio più alto d’Europa). Le sue imprese hanno ispirato la realizzazione di un docu-film: Il Corridore – The Runner.

Il suo segreto? Correre per vendetta contro una vita che da bambino gli si era prospettata “impegnativa” e priva di grandi soddisfazioni; non avere un coach e aver adottato un regime alimentare vegetariano.

Marco Olmo

– Buongiorno Marco e grazie mille per la Sua disponibilità!  – Marco mi interrompe immediatamente e mi chiede di dargli del “tu”. Mi dice: “E’ vero che sono molto più vecchio di te, ma ti prego, dammi del “tu!”. Iniziamo così a conversare. Lui mi racconta tantissime cose, mi parla di una realtà storica e territoriale che io non conosco affatto. Nonostante questo periodo difficile che tutti stiamo vivendo e nonostante lui sia abituato a stare all’aria aperta, tra i suoi boschi, il suo modo di dialogare trasmette un grandissimo senso di serenità. Ridiamo e ci scambiamo opinioni, termini dialettali ed aneddoti dei nostri rispettivi paesi. Parlare con lui è molto piacevole. Quasi mi dimentico dell’intervista.

– Marco, domanda ovvia, quanto ti manca correre liberamente? 

Beh! Alle gare lunghissime non partecipo più da un paio d’anni. Ho un problema al ginocchio e non mi va di peggiorare. Negli ultimi tempi ho partecipato a gare brevi, di 15, massimo 18 Km, ma più come testimonial che come atleta. Ho 72 anni. In questo momento mi manca la libertà e mi mancano i boschi.

– Come hai sostituito in questo periodo l’allenamento outdoor? 

Come ti dicevo ho un problema ad un ginocchio e pertanto mi ritrovo ad avere in casa una cyclette. Utilizzo quella per fare un po’ di movimento, ma ti dirò che è un’attività che trovo piuttosto noiosa.

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– Quanto è importante, in questo periodo di isolamento forzato, allenare la mente, oltre che il corpo? 

La testa è il pilota, le gambe sono il motore. E’ importantissimo tenere allenata la testa. In questo periodo di isolamento, così come in gara, occorre avere carattere. Sai, non è importante la distanza, è importante la gestione della gara. Anche i 400 metri che per un ultramaratoneta non sono nulla, per il velocista che li percorre “tiratissimi”, soprattutto nella parte finale, diventano una tratta infinitamente lunga. Occorre saper gestire e tutto dipende dalla testa.

– Un consiglio/messaggio/saluto ai lettori di Magazine Pragma. 

Se dovessi dare un consiglio a qualcuno in questo momento, mi sentirei di dire di non disperare. Da bambino ho vissuto l’epidemia della febbre asiatica. Certo, erano altri tempi e la situazione fu gestita diversamente. Oggi i media hanno aiutato a fare confusione. Passerà anche questa, non disperiamo!

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