Leoni in gabbia – I runner di tutto il mondo che, ora non possono uscire per allenarsi, sono come leoni in gabbia; scalpitano, fremono, sono irrequieti. Certo, a nessuno piace restare confinati dietro quattro mura, ma ai runner, l’isolamento richiesto per fronteggiare l’emergenza coronavirus, pesa sicuramente un poco in più.
Per un atleta, ammettiamolo pure, è molto più difficile restare fermo rinchiuso in casa, che correre i 100 km del Passatore. Ed è proprio questa la più grande delle sfide a cui siamo stati chiamati tutti (atleti e non): “Restare a casa e sconfiggere la diffusione del virus“.
QUA RUN TEN A
QUA RUN TEN A è la nuova rubrica dedicata ai runner in isolamento forzato. Abbiamo raccolto le testimonianze di volti noti dell’atletica leggera: maratoneti, ultramaratoneti, mezzofondisti, velocisti, siepisti.
Tutti gli atleti intervistati hanno, naturalmente, manifestato il proprio disagio per l’assoluta mancanza di libertà e la carenza di adrenalina, ma nell’affrontare la condizione di isolamento abbiamo riscontrato sentimenti e filosofie diverse, pareri a volte discordanti e tipologie di allenamenti dissimili.
Intervista a Stefano Velatta
Ecco cosa ci raccontato STEFANO VELATTA, ultramaratoneta e primatista nazionale 2019 di maratona.
– Ciao Stefano e grazie mille per la tua disponibilità. Domanda ovvia, quanto ti manca correre liberamente?
Mettiamola così. Lo scorso anno, a Marzo, ho fatto una 58 Km, quella della Strasimeno e ho percorso 85 Km nella 6 ore di Lucera come preparazione per il Passatore. Ero uno dei favoriti per il Passatore, ma dopo la Strasimeno, purtroppo, ho subito un infortunio al tendine di Achille e sono rimasto fermo 6 mesi.
Poi quando ho ricominciato, a Settembre/Ottobre ho constatato che dopo due/tre settimane di allenamento avevo ripreso i ritmi giusti. A fine Gennaio ho vinto la Maratona di Ragusa in 2h 32’. Anche quest’anno perciò avevo buone possibilità per il Passatore.
Quindi, diciamo che questo periodo, che mi costringe ancora una volta a non poter partecipare al Passatore, l’ho sto vivendo con una certa filosofia e, quindi, il fatto di non poter correre, lo sto sopportando relativamente bene.
– Come hai sostituito l’allenamento outdoor?
Ho deciso di fermarmi perché, a mio avviso, non ha assolutamente senso, soprattutto per un ultramaratoneta, correre per le scale e sui balconi. Si rischiano solo infortuni e poi, perché allenarsi intensamente se le gare, con ogni probabilità, riprenderanno solo nel 2021?
Due/tre volte la settimana mi alleno sui rulli. Io vengo dal ciclismo. La bici e i rulli mi consentono di fare movimento quel tanto che basta per non aumentare troppo di peso e per fare comunque attività fisica.
– Quanto è importante, in questo periodo di isolamento forzato, allenare la mente, oltre che il corpo?
Vedo questo periodo come un modo per rigenerarsi, per metabolizzare ciò che si è fatto. Occorre non lasciarsi andare allo sconforto. Essere forti. Cercare un lato positivo e fare quelle cose per le quali prima non si aveva tempo. E poi riscoprire la famiglia. Io, ti dico la verità, questo periodo che mi offre la possibilità di stare tanto tempo in famiglia, lo sto vivendo davvero bene.
– La prima cosa che farai quando finalmente potremo mettere piede (e scarpette) fuori dalla porta?
Sono molto fiducioso; quando torneremo ad allenarci lo faremo tutti in modo più serio. Avremo anche più rispetto l’uno per l’altro.
– Un consiglio/messaggio/saluto ai lettori di Pragma
Rispettare le ordinanze per non mettere a rischio la nostra salute e quella dei nostri cari e per aiutare chi sta lavorando per far fronte all’emergenza.
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