Leoni in gabbia – I runner di tutto il mondo che, ora non possono uscire per allenarsi, sono come leoni in gabbia; scalpitano, fremono, sono irrequieti. Certo, a nessuno piace restare confinati dietro quattro mura, ma ai runner, l’isolamento richiesto per fronteggiare l’emergenza coronavirus, pesa sicuramente un poco in più.
Per un atleta, ammettiamolo pure, è molto più difficile restare fermo rinchiuso in casa, che correre i 100 km del Passatore. Ed è proprio questa la più grande delle sfide a cui siamo stati chiamati tutti (atleti e non): “Restare a casa e sconfiggere la diffusione del virus“.
QUA RUN TEN A
QUA RUN TEN A è la nuova rubrica dedicata ai runner in isolamento forzato. Abbiamo raccolto le testimonianze di volti noti dell’atletica leggera: maratoneti, ultramaratoneti, mezzofondisti, velocisti, siepisti.
Tutti gli atleti intervistati hanno, naturalmente, manifestato il proprio disagio per l’assoluta mancanza di libertà e la carenza di adrenalina, ma nell’affrontare la condizione di isolamento abbiamo riscontrato sentimenti e filosofie diverse, pareri a volte discordanti e tipologie di allenamenti dissimili.
Intervista a Francesco Puppi
Ecco cosa ci raccontato FRANCESCO PUPPI, maratoneta e fondista di corsa di montagna.
– Ciao Francesco e grazie mille per la tua disponibilità. Domanda ovvia, quanto ti manca correre liberamente?
Vorrei fare una premessa, non mi sento un runner, ma un atleta. E lì per me c’è tutta la differenza. Runner è anche chi durante i primi giorni di isolamento ha indossato le scarpe da ginnastica che non usava dai tempi del liceo per uscire a prendere un po’ aria e far finta di “correre”. Probabilmente contribuendo a privare della possibilità di allenarsi chi davvero è un atleta. Atleta è una persona che ogni sacrosanto giorno si impegna a migliorare le proprie qualità fisiche in funzione di un obiettivo agonistico.
Detto questo, correre mi manca eccome, forse più di ogni altra cosa. Correre definisce gran parte della mia personalità ed esserne privato è difficile, come in questa situazione. Non mi dispero, né mi lamento troppo perché non è utile, ma mi sono sentito privato di una parte della mia libertà. Abbiamo sprecato una occasione importante per tutti.
– Come hai sostituito l’allenamento outdoor?
Con i mezzi e le risorse a disposizione qui a casa. Credo che non abbia senso accanirsi per mantenere una forma fisica su livelli paragonabili a quelli precedenti all’emergenza. Penso che sarebbe troppo dispendioso dal punto di vista psicofisico, anche possedendo una forza di volontà enorme.
Punto al mantenimento di un minimo di qualità che mi saranno utili una volta che si potrà tornare a correre all’aperto e a gareggiare. Privilegio un allenamento di tipo aerobico, con i rulli per la bici o con il tapis roulant, e poi esercizi di forza e core che si ha l’occasione di curare con maggior attenzione rispetto a un periodo agonistico. Mi piace cercare, nella difficoltà del momento, il lato positivo e trarne quanto più possibile di buono, una volta realizzato che in questa situazione ci staremo ancora per un bel po’ di tempo.
Certo, molte volte sono scoraggiato e non ho voglia di allenarmi, mi lascio cogliere dalla tristezza e da un loop di pensieri negativi, poi penso che fare esercizio fisico sia qualcosa che mi piace profondamente e soprattutto sia un modo per prendermi cura di me stesso. Una volta iniziato, vi garantisco che mi sento ogni volta meglio.
Francesco Puppi: “Questo periodo può essere anche visto come un’occasione”
– Quanto è importante, in questo periodo di isolamento forzato, allenare la mente, oltre che il corpo?
Credo sia importantissimo: dal punto di vista sociale ed emotivo il periodo di isolamento avrà pesanti effetti collaterali su molte persone. Da un lato sono fortunato perchè il mio lavoro come insegnante di liceo scientifico mi tiene particolarmente attivo, e non ho dovuto interrompere la mia attività come molte altre persone. Dall’altro ho poco tempo per occuparmi di me stesso e dedicarmi l’attenzione che necessito in un periodo tanto complesso. A volte vado in crisi, sento che mi manca qualcosa, avrei bisogno di una valvola di sfogo per le tensioni e i sentimenti: ciò che spesso era rappresentato dalla corsa e che ora bisogna cercare altrove. Tuttavia questo periodo può anche essere visto come occasione per allenare le nostre capacità di resilienza emotiva e psicologica, che torneranno utili una volta che il mondo attorno a noi recupererà una condizione di relativa normalità.
– La prima cosa che farai quando finalmente potremo mettere piede (e scarpette) fuori dalla porta?
E’ scontato, correre. Mi piacerebbe scendere sul Lago di Como in bicicletta, correre da Cernobbio a Carate Urio e immergermi nelle acque del lago una volta corso; mangiare un gelato e ripartire in bici verso casa.
– Un consiglio/messaggio/saluto ai lettori del Magazine Pragma
Il mio consiglio è quello di dare valore al silenzio e al tempo che il virus ci costringe a ripensare. Ognuno secondo la propria sensibilità. Dobbiamo cercare di vedere la situazione il più possibile in positivo, e trasformare questo momento di grande difficoltà e disagio in una opportunità, anche se è difficile. Prendiamoci cura di noi stessi e di chi ci è vicino. Take care. Stay strong.
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