Leoni in gabbia – I runner di tutto il mondo che, ora non possono uscire per allenarsi, sono come leoni in gabbia; scalpitano, fremono, sono irrequieti. Certo, a nessuno piace restare confinati dietro quattro mura, ma ai runner, l’isolamento richiesto per fronteggiare l’emergenza coronavirus, pesa sicuramente un poco in più.
Per un atleta, ammettiamolo pure, è molto più difficile restare fermo rinchiuso in casa, che correre i 100 km del Passatore. Ed è proprio questa la più grande delle sfide a cui siamo stati chiamati tutti (atleti e non): “Restare a casa e sconfiggere la diffusione del virus“.
QUA RUN TEN A
QUA RUN TEN A è la nuova rubrica dedicata ai runner in isolamento forzato. Abbiamo raccolto le testimonianze di volti noti dell’atletica leggera: maratoneti, ultramaratoneti, mezzofondisti, velocisti, siepisti.
Tutti gli atleti intervistati hanno, naturalmente, manifestato il proprio disagio per l’assoluta mancanza di libertà e la carenza di adrenalina, ma nell’affrontare la condizione di isolamento abbiamo riscontrato sentimenti e filosofie diverse, pareri a volte discordanti e tipologie di allenamenti dissimili.
Intervista ad Anna Incerti
Ecco cosa ci raccontato ANNA INCERTI, maratoneta, campionessa europea a Barcellona 2010, medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 nella mezza maratona.
– Ciao Anna e grazie mille per la tua disponibilità. Domanda ovvia, quanto ti manca correre liberamente?
Ciao Maria Pia! Beh! Mi manca tantissimo. Corro da 24 anni e stare in casa, senza poter correre libera in strada, è davvero dura! Mi sento come un leone in gabbia. Ero abituata ad alzarmi alle 6.30 e, dopo aver pensato alla bambina, alla sua colazione e alla scuola, andavo al campo ad allenarmi.
– Come hai sostituito l’allenamento outdoor?
A casa non ho un tapis roulant. Non l’ho mai acquistato perché, dopo un po’ che ci corro, ho male ai tendini. Quindi, al momento mi alleno con i rulli della bici di mio marito, facendo degli allunghi nei 100 metri sotto casa e facendo su e giù per le scale (abito al quarto piano). Preferisco sfruttare questo tempo che abbiamo a disposizione per lavorare sulle cose in cui mi ritengo un po’ più carente; per questo motivo faccio esercizi mirati per rafforzare i muscoli e faccio tanto stretching. Non esco. Rispetto le ordinanze e le persone. Non voglio mancare di rispetto a nessuno; tra l’altro trovo che la gente si sia incattivita in questo periodo. In quei 100 metri che faccio sotto casa ho spesso paura della gente che mi punta il dito; mi sento quasi una clandestina.
– Quanto è importante, in questo periodo di isolamento forzato, allenare la mente, oltre che il corpo?
Fisicamente siamo abituati a resistere; mentalmente, in queste condizioni, no. Lo sforzo a cui siamo chiamati in questo momento è proprio tutto mentale. E’ un gran lavoro da compiere. Ammiro molto chi, in casa o in piccolo giardino, riesce a correre e ad allenarsi comunque. Forza di volontà, costanza e voglia di non mollare. Oggi queste sono doti amplificate perché è davvero difficile non mollare in queste condizioni. Non posso che dire “Bravo!” a chi non molla.
– La prima cosa che farai quando finalmente potremo mettere piede (e scarpette) fuori dalla porta?
Correreeee. Non so come e per quanto tempo ci riuscirò le prime volte. Mi basteranno anche soli 20/30 minuti. A volte dico a me stessa: “Fingi di essere infortunata!”, ma poi penso che se fossi infortunata potrei andare in palestra, in piscina, dal fisioterapista. Non posso, dunque, pensare di essere infortunata. Devo solo resistere e godermi il momento in cui potremo tutti uscire a fare una bella e sana corsetta.
– Un consiglio/messaggio/saluto ai lettori di Pragma
Resistere e non lasciarsi andare. Scale, terrazze, giardini, ognuno si organizzi come può sempre e comunque nel pieno rispetto delle ordinanze e della gente. Tenete duro! Ne usciremo quanto prima!
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