“Caruso, melluso, miette ‘a capa dint’ a ‘o pertuso…”. Perchè mettere la testa in un buco?


“Caruso, melluso, miette ‘a capa dint’ a ‘o pertuso…” (Testa rasata, metti la testa nel buco…”) è un’antica filastrocca napoletana. Vi siete mai chiesti perchè questa canzoncina, cantata spesso dai bambini per schernire i compagni di gioco quando hanno un taglio di capelli particolarmente corto, invita a  “mettere la testa in un buco”?

Come tutte le domeniche è ESPRESSO NAPOLETANO, la rubrica di MAGAZINE PRAGMA, a raccontarvi alcune curiosità su detti e proverbi napoletani.

“Caruso, melluso, miette ‘a capa dint’ a ‘o pertuso…”

Per capirci qualcosa partiamo dagli albori del cristianesimo, quando l’apostolo Pietro (il primo Papa), fondata la chiesa di Antiochia, si diresse a Roma. Lungo il viaggio si fermò a Napoli, dove incontrò una donna ammalata (probabilmente Santa Candida la Vecchia) che promise di convertirsi alla nuova fede se fosse stata guarita.

La donna guarì e chiese a San Pietro di guarire anche un suo amico gravemente ammalato: Aspreno. San Pietro guarì anche Aspreno al quale affidò la comunità religiosa di Napoli. Aspreno (primo vescovo di Napoli) restò a capo della chiesa di Napoli per ben 23 anni. Durante questi lunghi anni Aspreno acquisì fama di guaritore. Pare avesse il dono di far passare l’emicrania.
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A Napoli, nell’ipogeo della Cappella di Sant’Aspreno al Porto, è ancora presente un prodigioso altare con un foro quadrato. In esso i fedeli che soffrivano di emicrania, inserivano la testa invocando il santo per essere guariti.
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Da Aspreno ad Aspirina?

Alcuni affermano, ma la cosa non è certa,  che nel 1899 la Bayer si ispirò proprio al Santo napoletano nella scelta del nome da dare al suo nuovo farmaco (Aspirina). Ciò potrebbe essere vero in quanto fu proprio il napoletano, Raffaele Piria, a isolare l’acido salicilico.
(foto pubbliche su Facebook)
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