Casatiello e pastiera, salato e dolce, due ricette squisitamente napoletane la cui antichissima origine è legata a rituali pagani di rinascita e prosperità. ESPRESSO NAPOLETANO, la rubrica domenicale di MAGAZINE PRAGMA, nell’augurarvi Buona Pasqua, vi porta quest’oggi tra i profumati forni di Napoli.
“Sì proprio nu casatiello!”
Tanto è buono il casatiello, tanto è offensivo dire a qualcuno “Sì proprio nu casatiello!”. Nell’idioma partenopeo, dare “del casatiello” ad una persona significa definirla pesante, noiosa. Ciò probabilmente si riferisce alla lievitazione del rustico partenopeo per la quale occorre molta pazienza, ma potrebbe derivare anche dal notevole apporto calorico che appesantisce, e non di poco, il pasto.
“Nu casatiello” può essere definita anche una situazione difficile da sbrogliare, una rogna.
Ma perchè la torta salata pasquale partenopea si chiama “Casatiello”?
Il Casatiello è un pane preparato con sugna e pepe con salame, cicoli, uova e formaggio. Da non confondere con il tortano. Nella preparazione del casatiello le uova vengono utilizzate con tutto il guscio e sono poste all’esterno, mentre nel tortano le uova fanno parte della farcia, non costituiscono un ornamento come quelle del casatiello.
Il termine “casatiello” deriverebbe dal latino “caseus” (formaggio), uno degli ingredienti principali della ricetta. Grazie a Giambattista Basile che lo cita ne “Lo cunto de li cunti” sappiamo che la sua presenza sulla tavola napoletana risale almeno al Seicento. Casatiello e pastiera vengono citati anche ne “La Gatta Cenerentola”.
“E, venuto lo juorno destinato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle?”.
“Lo cunto de li cunti” è disponibile anche su Amazon.
Il Casatiello, a dispetto dei secoli trascorsi e delle tante merendine e snack presenti oggi sul mercato, resta sempre e comunque il migliore compagno nelle gite fuori porta. Qui trovate la ricetta originale.
Pastam.Ieri
Il termine “pastiera” molto probabilmente non è altro che la volgarizzazione del termine “pastam” che in latino significa “impasto”, ma secondo un’interpretazione molto fantasiosa e non riconosciuta come attendibile, il termine potrebbe essere l’unione di “pastam” e “ieri” per indicare un dolce ricavato dagli avanzi del giorno prima.
Alla nascita della pastiera sono legate diverse leggende che trovate di seguito cliccando qui.
Intanto che fate colazione con una generosa fetta di pastiera (qui trovate la ricetta), vi lasciamo i nostri migliori auguri di Buona Pasqua.
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Per ESPRESSO NAPOLETANO anche:
- “A Maronna t’accupagna”
- “Adda venì Baffone”
- “O cippo a Furcella
- “Pare ‘a trummetta a Vicaria”
- “Pare ‘a nave ‘e Franceschiello
- “Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà“.
- “Giacchino mettette ‘a legge e Giacchino fuje acciso”
- “O Padreterno nun è mercante ca pava ‘o sabbato”.
- “A muta ‘e Puortece
- “Caruso, melluso, miett ‘a cap int’a o purtuso”
- “Nun fa ‘o zeza? Cosa significa “zeza”?