“Scarta frùscio e piglia primera”, chissà quante volte l’avrete detto o l’avrete sentito dire? Ma vi siete mai chiesti cos’è il frùscio? Diciamo subito che il senso dell’espressione è “passare dalla padella alla brace” (Attenzione! Questa non è la traduzione letterale, ma solo il senso della frase). ESPRESSO NAPOLETANO, questa domenica, con l’espressione dialettale “Scarta frùscio e piglia primera” vi porta nelle antiche taverne napoletane.
“Scarta frùscio e piglia primera”, storia di vino e inimicizie
Il frùscio (o “passatella”) era un gioco d’azzardo che si giocava con un mazzo di 40 carte. In un piatto veniva messa la posta in gioco. Ogni giocatore prendeva quattro carte. Lo scopo del gioco era realizzare una delle tre combinazioni vincenti:
- Primiera, realizzata con quattro carte di semi diversi
- Fruscio: realizzata con 4 carte dello stesso seme
- 55, realizzata con il Sette (21 punti) , Sei (18 punti) e Asso (16 punti) dello stesso seme.
Ogni partecipante, a turno, poteva scartare quante carte voleva e prenderne altrettante dal mazzo. Durante le mani di gioco però poteva capitare di sbagliare le previsioni e scartare le carte vincenti. Insomma, non si era quasi mai certi di poter vincere. Da qui l’espressione napoletana utilizzata per indicare una situazione già poco vantaggiosa finita poi per peggiorare.
Una curiosità
Oltre al punteggio delle carte e alla posta in palio, il gioco prevedeva anche delle gran bevute. Per questo motivo il gioco si svolgeva nelle taverne e per questo motivo veniva chiamato “Passatella” (la “passata” era la bottiglia, solitamente di vino).
Lo scopo finale del gioco era quello di offrire da bere tutti, tranne ad uno dei partecipanti che diventava lo zimbello della serata. Insomma, un gioco che dava luogo a grandi inimicizie e forse anche per questo l’espressione “Scarta frùscio e piglia primera” equivale a dire “Di male in peggio”.
Per ESPRESSO NAPOLETANO anche:
- “A Maronna t’accupagna”
- “Adda venì Baffone”
- “O cippo a Furcella
- “Pare ‘a trummetta a Vicaria”
- “Pare ‘a nave ‘e Franceschiello
- “Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà“.
- “Giacchino mettette ‘a legge e Giacchino fuje acciso”
- “O Padreterno nun è mercante ca pava ‘o sabbato”.
- “A muta ‘e Puortece
- “Caruso, melluso, miett ‘a cap int’a o purtuso”
- “Nun fa ‘o zeza? Cosa significa “zeza”?
- “Si proprio nu casatiello!”
- Me pare ‘o ciuccio e Fechella, e fu così che il ciuccio divenne il simbolo del Calcio Napoli