Qualche giorno fa è stato il 4 Maggio, una data particolarmente significativa un tempo a Napoli. Sì perchè il 4 Maggio era il giorno in cui avvenivano i traslochi. Ma perchè proprio il 4 Maggio si effettuavano i traslochi? Con ESPRESSO NAPOLETANO, la rubrica domenicale di MAGAZINE PRAGMA, questa volta facciamo un salto agli inizi del 1600.
“Ma che r’è? ‘O quatto ‘e maggio?”, cosa significa?
Quando qualcuno grida: “Ma che r’è? ‘O quatto ‘e maggio?” intende dire che in quel momento c’è un gran frastuono, un gran disordine. E’ ciò che si verificava a Napoli nella giornata del 4 Maggio. Per le strade si riversavano le famiglie in cerca di case nuove da abitare con tanto di carretti stracolmi di beni personali e figliolanza a seguito.
Perché proprio ‘O quatto ‘e maggio?
Tutto ebbe inizio a seguito di una legge imposta nel 1611 dal Viceré Pedro Fernando de Castro. Tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, il canone di locazione (‘o pesone) veniva corrisposto al proprietario dell’abitazione solo tre volte l’anno: il 4 gennaio, il 4 maggio ed il 4 settembre.
Per ordine del Vicerè fu stabilito che i traslochi dovessero avvenire entro le ore 18.00 del 4 Maggio, una delle tre rate quadrimestrali del pagamento dell’affitto (‘o pesone).
Immaginate dunque la confusione delle famiglie armate di bagagli e masserizie accatastate sui carretti, alla ricerca di una casa libera da occupare. Le strade della città si animavano in maniera vistosa, un andirivieni di famiglie (animali domestici compresi) intente alla ricerca di una casa libera adeguata alle proprie esigenze e soprattutto alle proprie disponibilità economiche, solitamente scarse e tali da richiedere lunghe trattative.
E mentre gli adulti si destreggiavano in lunghe trattative, i bambini giocavano in strada, contribuendo ad alimentare il frastuono delle vie.
“Non mi muovo”
A rappresentare ciò che avveniva nella giornata del 4 Maggio ci ha pensato l’autore napoletano Diego Petriccione che nel 1931 ha dedicato a questa giornata la commedia teatrale “‘O quattro ‘e maggio”, di cui è nota anche la versione cinematografica “Non mi muovo!” dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo.
Per ESPRESSO NAPOLETANO anche:
- “A Maronna t’accupagna”
- “Adda venì Baffone”
- “O cippo a Furcella
- “Pare ‘a trummetta a Vicaria”
- “Pare ‘a nave ‘e Franceschiello
- “Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà“.
- “Giacchino mettette ‘a legge e Giacchino fuje acciso”
- “O Padreterno nun è mercante ca pava ‘o sabbato”.
- “A muta ‘e Puortece
- “Caruso, melluso, miett ‘a cap int’a o purtuso”
- “Nun fa ‘o zeza? Cosa significa “zeza”?
- “Si proprio nu casatiello!”
- “Me pare ‘o ciuccio e Fechella”, e fu così che il ciuccio divenne il simbolo del Calcio Napoli
- “Scarte frùscio e piglia primera”, storia di vino ed inimicizie
- “Mannaggia Bubbà” – Chi era Bubbà?
- “Nu mettere ‘o ppepe ncul a zoccol!