“O vin bbuon se venn senz’a frasca” (il buon vino non ha bisogno di frasca) è un detto popolare che, con le sue varianti dialettali, è in uso in tutt’Italia, non solo in Campania. Il significato di questa espressione è che i prodotti di pregio non hanno bisogno di alcuna pubblicità per essere venduti. Ma cos’è la frasca? A cosa serviva? Ve lo siete mai chiesti? Con ESPRESSO NAPOLETANO, la rubrica domenicale di MAGAZINE PRAGMA, quest’oggi facciamo un giro tra “fraschette”. Se siete astemi, evitate pure di leggere. Il testo è altamente alcolico!
“O vin bbuon se venn senz’a frasca”, cos’è la frasca?
La frasca è un rametto ricco di foglie che un tempo veniva appeso all’ingresso di alcuni luoghi di campagna. Poteva essere un rametto di alloro o di ulivo. Fungeva da “insegna pubblicitaria” e stava ad indicare che in quel posto veniva servito e venduto del vino.
Ciò in quanto i produttori di vino, dopo la vendemmia e comunque prima di immettere il loro nuovo vino sul mercato, era soliti proporre delle degustazioni (a pagamento). La frasca doveva essere ricca di foglie per dare l’idea al cliente che quella era stata un’annata buona.
Questi luoghi, diversi dalle osterie dove si poteva consumare anche un pasto, assunsero il nome di “fraschette”. Ancora oggi si usa il termine “fraschette” (soprattutto nel Lazio) per indicare luoghi in cui è possibile bere del vino. Ovviamente, nelle moderne fraschette è possibile anche mangiare un boccone.
Pare che il detto “O vin bbuon se venn senz’a frasca” sia nato proprio grazie ai proprietari di alcune di queste fraschette il cui vino era talmente buono che i clienti vi accorrevano indipendentemente dal fatto che la frasca fosse appesa o meno.
“Passare di palo in frasca”
La frasca ha assunto col tempo anche un altro significato, “Passare di palo in frasca” significa essere instabili. Ciò deriva dal fatto che le frasche per via della la loro leggerezza, agitate dal vento, non stanno mai ferme. “Passare di palo in frasca” significa dunque “passare da un argomento all’altro senza una logica” e/o “passare dalla stabilità di un palo all’instabilità di una frasca”.
Instabilità o meno, siamo tutti d’accordo con Philippe Margot che dice che “la passione per il vino è assai complessa. Molti sintomi ne fanno parte. Il piacere di conoscerelo e condividerlo è uno. Senza dimenticare l’interesse a viaggiare per il vino, vale a dire scoprire le regioni viticole, per definizione le più belle, incontrare viticoltori, cuochi e altri amici del vino.”
A tal proposito vi rammento il libro edito da Cuzzolin Editore: “Sorsi di Salute. Il vino senza frasca” scritto da Michele Scognamiglio, docente e medico specialista in scienze dell’alimentazione. (Clicca qui per saperne di più)
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