“Tène folla Pintauro!” – Cosa significa?

“Tène folla Pintauro!” – “Se fruscia Pintauro, d’e sfugliatelle jute ‘acìto”, ma chi è Pintauro? A Napoli e in tutta la Campania, inutile chiederlo? La sua bottega in Via Toledo a Napoli è stata per decenni il regno indiscusso delle sfogliatelle. Con ESPRESSO NAPOLETANO, la rubrica domenicale di MAGAZINE PRAGMA, questa settimana cammineremo per le vie di Napoli seguendo l’irresistibile profumo delle sfogliatelle appena sfornate.

“Tène folla Pintauro!” 

Pasquale Pintauro è stato un pasticciere, anzi IL PASTICCIERE. Se cercate sul web la parola “sfogliatella”, Wikipedia vi dirà: “Nel 1818, il pasticcere napoletano Pasquale Pintauro entrò in possesso della ricetta segreta della Santarosa, portando il dolce a Napoli, modificando (leggermente) la ricetta e introducendo la variante riccia-sfoglia.”

La pasticceria di Pasquale Pintauro fu la prima ad avviare la produzione e la vendita delle sfogliatelle. La bontà delle sue sfogliatelle fece accorrere gente da ogni dove. La piccola pasticceria divenne talmente affollata che la coda dei clienti iniziava dal marciapiede esterno al negozio. La celebrità di Pintaurò attirò non solo clienti, ma anche invidie e gelosie dalle quali nacquero due celebri motti popolari:

Tène folla Pintauro! (C’è folla da Pintauro!) che si usa con tono dispregiativo per indicare qualcuno che si rende prezioso fingendo di avere impegni importanti, nonostante sia poco credibile.

Se fruscia Pintauro, d’e sfugliatelle jute ‘acìto”(Si vanta Pintauro delle sfogliatelle inacidite) che si usa per indicare una persona che si vanta a sproposito.

ATTENZIONE PERO’ ! A Pasquale Pintauro non si attribuisce la creazione della sfogliatella (la cui origine pare venga attribuita alle suore di un convento di Conca dei Marini. Il dolce però prese il nome di Santarosa, in onore della santa a cui era dedicato il convento.), ma la sua rielaborazione e la sua commercializzazione per il grande pubblico.

E ora gustatevi pure una bella sfogliatella. A proposito, cosa farete mettere questa domenica nella vostra “guantiera”? Ricce o frolle? Che domanda! Tutte e due.

So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla.
Miez’a strada, fann’a folla.
Chella riccia è chiù sciarmante:
veste d’oro, ed è croccante,
caura, doce e profumata.
L’ata, ‘a frolla, è na pupata.
E’ chiù tonna, e chiù modesta,
ma si’ a guarde, è già na festa!
Quann’e ncontre ncopp’o corso
t’e vulesse magnà a muorze.
E sti ssore accussì belle
sai chi so’? So’ ‘e sfugliatelle!

 

(foto pubbliche su Facebook)

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