”Frisc’ all’anema d’ ‘o Priatorio!” (letteralmente: fresco alle anime del Purgatorio) è un’esclamazione napoletana che viene utilizzata per esprimere contentezza, piena soddisfazione di fronte all’avverarsi di un desiderio, di una situazione che sembrava avere poche possibilità di realizzarsi. Così per ringraziamento viene augurato refrigerio alle anime del Purgatorio che in qualche modo hanno contribuito alla realizzazione di una grazia. Con Espresso Napoletano quest’oggi faremo un giro in un luogo particolarmente suggestivo: i sepolcri delle “anime pezzentelle”.

”Frisc’ all’anema d’ ‘o Priatorio!”

L’origine dell’espressione risale al 1600, epoca in cui si diffuse a Napoli il culto delle anime delle anime “pezzentelle”. Le anime “pezzentelle” sono le spoglie appartenute a persone non identificate ospitate nel Cimitero delle Fontanelle. I Napoletani, in quel periodo, iniziarono ad adottare queste spoglie anonime (in particolare i teschi) garantendo ad esse cure e preghiere in cambio di grazie.

Spesso al teschio adottato veniva associato un nome, una storia. Ecco quindi spuntare ‘a capuzzella ‘e Donna Concetta (il teschio che suda), quella ‘e Pascale (il teschio che fa vincere al lotto), quella ro capitano, quella ra criatura e addirittura quella di un cabalista spagnolo, tale Don Francesco.

Nonostante i divieti e  leggi, il culto è sopravvissuto nel corso dei secoli. Ancora oggi nel Cimitero delle Fontanelle sono visibili migliaia di “capuzzelle” e  alcune di esse poggiano su cuscini ricamati e sono circondati da oggetti quali fiori, rosari, lumini, ma anche monete, biglietti  e tanto altro. Le capuzzelle adottate sono collocate in una sorta di teca che funge da sepolcro.

E ‘ possibile visitare il Cimitero delle Fontanelle. Qui trovate tutte le info.

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